Manzoni, Presidente Confesercenti E-R: “Serve cambio di passo su fisco, costo del lavoro e supporto alle PMI”

Presidente, il 2013 ha segnato il sesto anno consecutivo di recessione economica del nostro Paese. Una crisi profonda, che ha colpito tutto la Italia, senza risparmiare  l’Emilia Romagna, una delle regioni dal Pil pro capite più alto, che oltre alla crisi ha dovuto scontare anche gli strascichi negativi del terremoto che ha colpito il territorio nel maggio 2012. Tirando le somme, qual è il bilancio per le PMI emiliane e romagnole nel 2013?

L’anno appena trascorso è stato un anno orribile per la nostra regione come per  l’Italia  intera , purtroppo l’evento del terremoto del 2012  – nonostante la solidarietà concreta ricevuta da parte di Confesercenti, nazionale e regionale – ha peggiorato la situazione già difficile, con cali importanti di fatturato e di conseguenza per la prima volta con un dato del PIL peggiore della media nazionale. Abbiamo subito come tutti gli italiani  l’aumento della pressione fiscale e la  diminuzione della capacità di spesa delle famiglie, continuando a causare chiusure di imprese anche storiche nei vari territori.

Quali sono le problematiche e le richieste più segnalate dagli imprenditori della sua Regione?

La pressione fiscale è il primo tema ad essere sollevato in qualunque incontro con gli imprenditori, sia nazionale che locale: il fisco deve essere rivisto nella direzione di una maggiore equità.  Ma preoccupano anche l’esosità degli affitti, il costo del lavoro e la burocrazia: tre fattori che, sommati, causano una flessione intollerabile dei margini aziendali. A questi si aggiungono le difficoltà di accesso al credito ed una eccessiva tolleranza verso il non rispetto delle regole, in primis l’abusivismo. Il risultato, oltre alle mancate entrate,  è la creazione di pesanti fenomeni di concorrenza sleale. Aziende che non rendono non possono investire,  innovare e creare nuove opportunità di lavoro.

Lei è anche il presidente di Fismo, la federazione Confesercenti che riunisce gli imprenditori del dettaglio moda. Un settore che ha vissuto nel 2013 un vero e proprio annus horribilis, con quasi mille cessazioni al mese. Quali sono i problemi che sta vivendo? Perché soffre la crisi più di altri comparti?

La moda in generale soffre di più essendo considerata una spesa ‘voluttuaria’, mentre altre spese sono incomprimibili. Ma incide anche l’eccesso di offerta di merce a basso costo e di bassa qualità,  proveniente dall’oriente e spesso venduta attraverso canali illegali. La conseguenza è la perdita della cultura della sicurezza e della qualità del prodotto da parte dei consumatori, affiancata da un ridimensionamento del ‘saper fare’ del nostro tessuto imprenditoriale, dovuto alle troppe chiusure di piccole e medie aziende, anche di produzione, abituate a lavorare in nicchie di mercato locale.

Quali sono le prospettive per il dettaglio moda nel 2014, a livello regionale e nazionale?

A seguito della situazione interna ed alla globalizzazione abbiamo ridotto la spesa in consumo di moda al livello degli altri Paesi. Speriamo che il 2014 sia l’anno della stabilizzazione del mercato, che consenta di fare programmi, rispettarli e ripensare a nuovi equilibri tra distribuzione e produzione. E’ alquanto difficile con questa gestione politica che crea incertezze e pasticci: stiamo facendo gli acquisti per la stagione invernale 2014-2015, ma non sappiamo ancora quanto dovremo pagare di tasse nel prossimo futuro, così come non lo sanno i nostri clienti.

A parte la moda, ha ritenuto sufficienti gli interventi messi in campo dall’amministrazione regionale per limitare l’emorragia di imprese negli altri settori?

La regione non ha tutte le competenze e soprattutto le  possibilità se non il sostegno ai consorzi fidi e le programmazioni  di urbanistica commerciale, bisogna dire che ha lavorato  bene sul primo tema, molto meno sul secondo, anche per le normative nazionali tutte improntate sulla liberalizzazione selvaggia e non sulla gestione del territorio e del suo sviluppo di qualità, purtroppo  non solo per il commercio;  a seguito di ciò le politiche di supporto alle piccole imprese non sono messe in campo anzi,  troppo spesso con comportamenti poco lungimiranti che finiscono per favorire la speculazione e premiare i più forti ed i più furbi.

Qual è il giudizio degli imprenditori della sua regione sull’operato del Governo finora?

Sul Governo il giudizio è poco soddisfacente: si attendono azioni meno timide e più incisive, meno rinvii e maggiore chiarezza a sostegno del rilancio della ripresa economica. Si vorrebbero posizioni più chiare sulla volontà politica relativa al riconoscimento del ruolo della piccola e media impresa, alla sua valorizzazione, e agli interventi mirati al rilancio del mercato interno. Ad iniziare dai tagli agli sprechi e dalla riduzione della spesa pubblica,  che troppo spesso tollera sacche di improduttività.

Riuscirà L’Emilia Romagna ad agganciare la crescita prevista per il prossimo anno? Quali sono le misure che governo centrale e regionale dovrebbero mettere in campo?

Se ci sarà la ripresa, e ci sarà, l’Emilia Romagna sicuramente riuscirà ad agganciarla. per merito della coesione e della cultura della solidarietà e collaborazione, della cultura del lavorare insieme per il bene comune esistente da sempre  in questa regione. Naturalmente il tutto sarà possibile solo se a Roma ci sarà un cambio di passo con politiche credibili per il lavoro, sul costo del lavoro, sulla fiscalità,  supporto alle piccole e medie imprese su credito e innovazione.

Il turismo è un possibile volano di ripresa per tutto il Paese: l’Emilia Romagna, nonostante la crisi, continua a tenere. Qual è il segreto del vostro turismo?

L’accoglienza e l’ospitalità fanno parte del DNA e della storia del turismo in questa regione, la presenza diffusa e l’integrazione tra le tante tipologie di imprese turistiche e la collaborazione efficace tra pubblico e privato ha permesso di raggiungere questo risultato ma per il futuro ci attendiamo politiche adeguate nazionali che riconoscano il peso che il turismo ha per la ns economia ed il potenziale sviluppo che può creare in lavoro e crescita del reddito disponibile .

Cos’altro si può fare per incrementare arrivi e permanenze dei turisti nel territorio della Regione?

Continuare a credere al turismo come fattore di sviluppo, investire nella qualità delle proposte e dell’offerta mettendo in valore sempre più le eccellenze e le tipicità dei territori, sostenendo l’innovazione le infrastrutture anche digitali, la promozione all’estero, la destagionalizzazione, ma innanzi tutto risolvendo il nodo della spiaggia essendo il mare l’attrattore più importante dei flussi turistici . Noi ci crediamo e ci lavoriamo sostenendo il mare ma promuovendo altresì il turismo nelle città d’arte ed il turismo fluviale .

 

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