Marcianò, presidente Confesercenti Calabria: “Stimolare i consumi interni, favorire l’accesso al credito e semplificare il lavoro le priorità per ripartire”

Il Governo ha dato il via libera al Def – il Documento che presenta le misure economiche e finanziarie con cui intende agire nel medio termine per ridare ossigeno e fiducia a famiglie ed imprese. Presidente, considera gli interventi messi in campo una svolta positiva per il Paese? Si poteva fare di più?

A febbraio le imprese sono scese in piazza, a Roma, con la manifestazione “Senza impresa non c’è Italia” per dare voce alle difficoltà di migliaia di imprenditori ma anche per ascoltare le proposte per far ripartire la nostra economia. I primi mesi del 2014 non hanno ancora segnato un’ inversione di tendenza per le micro e piccole imprese che continuano a subire i contraccolpi della crisi, con una vera e propria emorragia di chiusure e perdita di posti di lavoro. Mi piace credere che, in meglio, sia mutato l’andamento ed il sentire delle scelte politiche: annunciate e disposte. Questa considerazione poggia sulla tempestività e chiarezza delle politiche di governo. Credo, infatti, che per la prima volta il Governo, così come si è abituati per le decisioni aziendali, dimostri una visione nella capacità di programmazione, pianificazione ed esecuzione. Per tale ragione, valuto “ il cambio di passo” un fatto positivo; segno di una operosa consapevolezza rispetto alle cose da fare per fronteggiare il dramma italiano. Come dire, la strada è segnata, il cammino è avviato ma la meta (le cose da fare) rimane lontana. Nel merito, è apprezzabile la determinazione per efficaci politiche di spending review e di equità sociale. L’eliminazione delle provincie, la forte riduzione dei compensi ai manager pubblici, il sostegno ai redditi medio-bassi dei dipendenti vanno nella giusta direzione.

Quali sono gli interventi principali da mettere in campo, secondo Lei, per risollevare le piccole imprese del vostro territorio e restituire una prospettiva di crescita reale?

La realtà calabrese non è molto dissimile da quella verificabile nelle altre regioni meridionali. Nell’immediato, tre sono le principali direttrici. La prima consiste nello stimolare i consumi interni, anche tenuto conto che il Paese è caratterizzato da centinaia di migliaia di piccole e medie imprese, spesso a conduzione familiare, che soddisfano una domanda locale. Quindi è impensabile, soprattutto nel breve periodo (2-3 anni), disegnare scenari diversi. La seconda è nella direzione di favorire l’accesso al credito. Certamente nel Mezzogiorno, ancor di più e prima che nel resto del Paese, è fondamentale accrescere le condizioni di legalità e, quindi, efficientare l’erogazione di servizi reali della pubblica amministrazione e ridurre gli oneri che pesano sul lavoro. La terza è creare da subito dei sistemi di semplificazione dei rapporti di lavoro, intervenendo da subito sul sistema dei costi del lavoro. Oggi è davvero difficile pensare di creare occupazione con un sistema di oneri per le imprese assolutamente insopportabile. Sicuramente anche le istituzioni locali devono assumere, in una nuova visione di sviluppo, un ruolo centrale, abbandonando stantie logiche di “campanile e appartenenza”.

Le imprese hanno bisogno di credito per ripartire. Le banche sostengono il tessuto imprenditoriale locale? Qual è il ruolo dei confidi?

Chiediamo con forza che il credito in Calabria abbia, almeno, la stessa accessibilità ed il medesimo costo che è su altri mercati. Le banche nel Mezzogiorno acuiscono i difetti propri. In primis quello di non “rischiare” con l’imprenditore, ma di essere sempre e solo alla ricerca di garanzie. In questo scenario la funzione dei confidi è utile ma insufficiente. E’ utile certamente per quei bilanci aziendali ( pochi) che hanno resistito alla crisi. Il denaro non è un bene come gli altri. L’usura è sempre dietro l’angolo e qui, sovente, và a braccetto con il racket. I confidi, nei limiti che il sistema bancario comunque pone, sono sicuramente un sistema che cerca di sostenere le imprese, e le nostre organizzazioni sono diventate, in molti casi, l’ultimo baluardo per le micro e piccole imprese. Confesercenti dà un grosso contributo con il consorzio COSVIG, che favorisce l’accesso al credito tramite la garanzia del MCC.

Il turismo è un potenziale volano di sviluppo e crescita economica per il nostro Paese. Quali sono, dal suo punto di vista, gli interventi strategici e strutturali prioritari per rilanciare il settore in un’ottica di sviluppo territoriale e sociale?

Il turismo, quale volano di sviluppo, rischia di rimanere, ancora purtroppo, un tema di discussione e non di trattazione. La Calabria continua a scontare uno storico deficit di infrastrutture per la mobilità. Raggiungere la Calabria è “ faticoso”, sia in termini economici che di tempo. Gli stessi collegamenti interni tra bellezze uniche di mare e di monti chiedono una forte determinazione al turista. La Calabria è un fantastico prodotto “ semilavorato”, abbisogna di un progetto che ne faciliti l’accessibilità e la fruibilità. Le amministrazioni locali, dovrebbero avere un atteggiamento imprenditoriale. Partire, da subito, dall’esistente, senza rincorrere faraonici obiettivi o iniziative spot, di autocelebrazione. Intanto, acquisendo la fattiva consapevolezza di qual è l’attuale target turistico da soddisfare. Rimanendo ben ancorati a terra, si tratta di schiudere, di volta in volta, i segmenti d’interesse. Il turismo deve essere considerato quale principale strumento strategico per lo sviluppo del territorio, tenendo conto dell’impatto anche sulla qualità della vita dei residenti. Io resto convinto che la scelta di delegare ai territori le politiche di sviluppo sia ormai fallimentare e che occorrerebbe creare una unica regia nazionale, che promuova tutto il territorio e tutte le ricchezze dell’ITALIA.

La proliferazione dei centri commerciali e la deregulation degli orari commerciali stanno mettendo a rischio quel grande patrimonio economico, culturale e sociale rappresentato dall’impresa diffusa e dal commercio di vicinato. Cosa fare per contrastare il fenomeno della desertificazione urbana e difendere e valorizzare i centri urbani delle nostre città?

Anche in questo caso diventa propedeutico sviluppare il senso ed il significato delle forme di partenariato pubblico-privato. Al riguardo, lo shopping urbano, coniugato al piacere della scoperta di posti nuovi, può offrire l’occasione per forme di turismo. Quindi, è essenziale elevare il livello di organizzazione complessiva dei servizi economico-commerciali dei territori, spesso non adeguato alla qualità dei servizi offerti dalla medio-grande distribuzione e dalle grandi aree attrezzate di vendita. Questa è una battaglia che conduciamo da tempo. Ha una sua chiara spiegazione, le grosse organizzazioni economiche – sia lecite che illecite, bisogna essere chiari – hanno spinto in questa direzione, puntando anche su una “debolezza normativa” che ha permesso di operare con una certa libertà. Il piccolo negozio, tranne casi molto rari, non ha avuto la capacità di capire in tempo il baratro verso il quale si stava correndo.

 

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