Stralci della relazione del Presidente Giammaria
Con l’Assemblea di oggi, la Confesercenti di Roma, unitamente a quelle di Frosinone e Rieti danno vita ad un nuovo veicolo associativo: la CONFESERCENTI di AREA interprovinciale, nominando a Presidente Valter Giammaria, al quale si è aggiunta anche Latina e la fusione con Apvad Cogese, storica, radicata forte associazione che da oltre 40 anni rappresenta un pezzo significativo degli ambulanti di Roma e dei mercati rionali. La Confesercenti di Area, al tempo stesso, pone l’argomento dell’innovazione al centro della propria proposta, senza il quale, dichiara, siamo tutti destinati a stare peggio di come stimo oggi.
L’innovazione è sviluppo, anche per la pmi.
L’innovazione è il tratto distintivo non solo di un sistema economico o di un territorio ed è stata, per 15 anni almeno, il profilo stesso con il quale ROMA si è caratterizzata a livello
nazionale ed internazionale. “Oggi stiamo parlando di COME intrecciare l’innovazione con la prossimità, con quel tessuto larghissimo di piccole imprese a conduzione familiare, ditte individuali o srl con 10.000 euro di capitale di cui hanno a stento versato i decimi, che agiscono in regime di contabilità semplificata”. “Ribadiamo un concetto: le imprese, quelle del commercio e del turismo prima di tutto, sono un pezzo di welfare reale di Roma e del Lazio, sono quelle che tengono vive ed accese le strade delle nostre città e che quindi le rendono indirettamente più sicure, sono quelle che, con quel livello di pressione fiscale di cui sopportano il peso, sostengono e finanziano la parte maggioritaria dei costi fissi delle nostre inefficaci amministrazioni pubbliche”. “Purtroppo fare impresa, oggi, in Italia, sta diventando un ripiego per chi a 40 anni non trova un posto lavoro e perché chi apre un’azienda lo fa sottovalutando tanti aspetti specifici e delicati di questo passaggio: la forma giuridica, l’assetto fiscale, la struttura finanziaria, l’azionariato, la gestione. “Bisogna saper fare tutto e tutto insieme ; come gli atleti che fanno il DECATHLON”. “Porto un esempio concreto, di quello che a mio avviso è stato il solo soggetto pubblico che in questi anni di crisi è stato accanto alle imprese e cioè la CCIAA di Roma”. “Con il bando voucher per le start-up infatti non soltanto abbiamo concretamente aiutato un giovane ad aprire la sua attività con un contributo di 2500 euro. Abbiamo fatto di più: abbiamo fornito a quel giovane, veicolandolo su uno dei soggetti di espressione associativa, assistenza orizzontale su aspetti complessi, distinti, specifici: finanza, fisco, tributi, adempimenti sulle norme per la qualità e la sicurezza, sul mercato del lavoro”. “Cioè siamo in condizione di mandare una sola volta l’impresa in un solo posto per svolgere almeno 7 tipologie di adempimenti burocratici piuttosto che farlo andare, più di una volta, in 10 uffici diversi sparsi per il territorio e facendogli risparmiare 2500 euro sui primi 9000 che spende per aprire un’attività”.
La competizione nel commercio vedrà tre corridori in pista: il commercio di vicinato; la GDO; l’e-commerce
“Noi un pezzo di questo mondo lo abbiamo legato insieme alla Confesercenti su una linea avanzata ed innovativa: nuovi servizi a valore aggiunto e stabilizzazione dei Manager della RETE per tutti quei piccoli imprenditori aggregabili in forma omogenea: dai mercati rionali alle associazioni di strada, dai commercianti di Velletri a quelli di Ventotene”.
Questi importanti interventi che pure la Regione Lazio ha messo in campo con i vari bandi e come pure ha fatto il governo con Industria 4.0 non possono però essere circoscritti a pochi e ristretti comparti industriali magari a partecipazione statale ma devono poter essere estesi ad un campo più largo di imprese e per fare questo bisogna saper tornare a comprendere la realtà, prima di decidere.
Le osservazioni e richieste alla politica
“Mi dispiace dirlo perché rispettiamo tutti, ma la politica, oggi, non sa ascoltare e forse, a questo punto, non vuole ascoltare”. Sono fermi in regione ben 4 testi unici (commercio, urbanistica, cooperazione e consorzi industriali). Noi in questi anni non abbiamo mai chiesto soldi ma leggi, interventi normativi, rispetto delle regole, penso ad esempio alla giungla che esiste a Roma nel campo dei corsi abilitanti ex-rec oppure agli adempimenti della ex HACCP.
L’adozione dello Small Business Act nel Lazio potrebbe ancora aggredire tutti i nodi ancora aperti e potrebbe farlo non solo senza spendere altri soldi ma facendo concorrere in questoresponsabilizzandoli, gli attori economici del Lazio, e mi riferisco ovviamente al sistema delle CCIAA. Su questo ci accingiamo a realizzare una duplice operazione: riformare il sistema delle CCIAA del Lazio in 3 Camere di Commercio ed il nuovo clima unitario che si è appena raggiunto anche con gli amici di Confcommercio ed Unindustria. Da adesso nessuno può più dire che in Camera di Commercio si litiga. E non voglio nemmeno fare cenno al tema dell’accesso al credito, visto che ci abbiamo speso in questi anni fiumi di parole, numeri, convegni. Oggi ci basta solo dire che le uniche misure messe in campo o quasi messe in campo sono il micro-credito ed i mini-bond. Cioè noi stiamo dando i soldi a chi siamo sicuri che non potrà restituirli ed a chi non ne ha bisogno. Lasciando a se stesse il 75% delle imprese del Lazio nel oro oggettivo fabbisogno di finanziarsi.
Regione Lazio
“Io penso che la Regione Lazio, proprio in forza delle funzioni normative che le assegna la Costituzione, non si possa proprio limitare a fare solo alcune cose per le imprese: impegnare (non ho detto spendere ho detto impegnare) una parte delle risorse del POR ed attuare una immotivata opera di dismissioni delle proprie partecipazioni societarie. Voglio essere chiaro su questo, anche per il ruolo che ricopro: qui il tema non è se il Comune o la Regione vendono o no le proprie quote del CAR o della Fiera di Roma. Il tema che poniamo è se e quale sia la politica industriale da realizzare per questo territorio. Oggi non c’è. Alla Regione Lazio propongo di assumere qui, oggi, un impegno di fine legislatura: approvare entro l’anno il testo unico del commercio ed adottare sui temi dell’accesso al credito misure analoghe a quelle delle altre regioni che vanno nella direzione univoca di rafforzare il sistema dei confidi. Due punti, non di più, per provare almeno a salvare la legislatura nel vostro rapporto con le imprese”.
Comune di Roma
“All’Amministrazione Comunale dico una cosa: siamo stati sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo per settimane sul tema dello stadio della Roma e da 1 mese a questa parte non
se parla più, tutto sotto silenzio, nemmeno un cenno. Sulla vecchia Fiera di Roma ad oggi, ancora non si conosce la posizione del Campidoglio e siamo tutti alla ricerca di qualche
comunicato o di qualche delibera per conoscere la vostra posizione, ad esempio, sui se e come regolarci con la direttiva Bolkestein. Io nell’attesa avanzo 7 punti che sono un estratto del nostro documento per Roma presentato alla Sindaca Raggi appena insediata: piano straordinario contro il degrado, lotta all’abusivismo e alla contraffazione, programmazione urbanistica e commerciale, riqualificazione urbana, interventi specifici per i mercati rionali ed il turismo, abbassamento della tassazione locale. Nel frattempo, fra 3 giorni presentiamo NOI il Convention Bureau, dove insieme a Federalberghi ed Unindustria abbiamo concretamente rimesso in pista un progetto di cui si parla da 15 anni. Lo stiamo facendo in silenzio, senza clamore, provando a fare in modo che a parlare siamo i fatti”.
Dati ed esempi citati nella relazione
Un commerciante con reddito lordo di 50.000€ ha tutti gli anni le seguenti tasse da pagare :
• IRPEF 13.235 EURO
• Acconto IRPEF 5241 euro
• Addizionali regionali 965 euro
• Addizionali comunali 236
• Acconto addizionali comunali 71
• Cciaa 53
• Irap 1689
• Acconto Irap 797
• Inps 7191
• Acconto inps 3779
Al netto di utenze, affitto, costo del lavoro e adempimenti vari paga un totale di 33.249 euro. Fare impresa a Roma e nel Lazio significa affrontare almeno 8000 euro di tasse in più che nelle altre regioni. Condizioni per le quali oggi un imprenditore deve indebitarsi con le banche per NON chiudere. Prima si indebitava per crescere.
Valore aggiunto
L’economia di Roma e del Lazio ha evidenziato una crescita costante e di buon livello, superiore alla media nazionale, fino al 2007. Dal 2008 e soprattutto negli ultimi 2 anni abbiamo assistito ad una forte contrazione molto più marcata che a livello nazionale. In termini assoluti, nel 2000 la ricchezza pro-capite era pari a 27.000 euro per salire nel 2005 a 33.000 e ripiombare nel 2015 a 31.000. Eccola qui la contrazione dei consumi delle famiglie che si abbatte sul commercio.
Start up innovative
Ad Aprile 2016 il numero di queste aziende è di 490, il 9% del totale nazionale, dato tanto più importante per noi perché la maggioranza di queste imprese sono del settore del turismo
Mercato del lavoro
Tra il 2004 ed il 2015 il tasso di occupazione è passato dal 48,6% al 47,9%; a livello di settore l’occupazione romana ha evidenziato dinamiche molto differenziate, se infatti nei settori del commercio e del turismo gli assunti sono stati in crescita, l’industria e le costruzioni hanno registrato un ribasso enorme: il 10 % di disoccupati in più. Un dato clamoroso che ci rafforza nella convinzione che la crescita significativa, che pure abbiamo giudicato positivamente in termini numerici degli anni 2000-2007 può avvicinarsi, per caratteristiche e fisionomia, ad una vera e propria bolla immobiliare. Ma il dato che ci preme sottolineare è quello della disoccupazione giovanile; nella fascia dai 18 ai 25 anni dal 2007 al 2015 la disoccupazione è cresciuta di 18 punti.
Sicurezza
Davvero preoccupante il dato relativo alle denunce; tra il 2008 ed il 2014 si passa da 236 denunce a 278 e da 58000 denunce per fatti legati alla microcriminalità alle 78.000, dal 18 % al 37%. Sono numeri che danneggiano Roma proprio nel momento in cui ci proponiamo di farla tornare ad essere Capitale del turismo.
Pil e consumi
Sembrava che nel 2016 potesse ragionevolmente attendersi una fase di graduale superamento della crisi ma cosi non è stato. I consumi delle famiglie hanno avuto contrazioni maggiori persino rispetto alla fase immediatamente successiva alla crisi del 2008. Per le imprese ci sono 3 indicatori:
1. Il clima di fiducia nel 2016 torna ad essere quello del 2008;;
2. La produzione si è ridotta di 10 punti percentuali ed il valore aggiunto del 6%;
3. La quota di profitto delle imprese non finanziarie si riduce del 3,6% negli ultimi 10 anni.
Le vendite negli esercizi commerciali in sede fissa
Alimentari: Grande Distribuzione Organizzata dal 2010 al 2016 -1,8%; Piccolo commercio di vicinato – 12%.
Non alimentari: Grande distribuzione organizzata dal 2010 al 2016 -5,4%; Piccolo commercio -9,3%.
La spesa delle famiglie di Roma si abbassa del 12% indifferentemente su tutti i beni di consumo: beni alimentari, vestiario, calzature, trasporti, istruzione, sanità, mobili, elettrodomestici. Reggono solo i beni legati all’informatica.
Dinamica delle imprese del commercio al dettaglio
Due dati su tutti: le attività commerciali si riducono del 12% e la GDO cresce del 25%; una crescita quindi più che proporzionale al calo dei consumi. Vuol dire solo una cosa: che la pur decrescente quota di consumi delle famiglie tende sempre di più a concentrarsi nei centri commerciali a danno esclusivo, diretto, statisticamente dimostrato del commercio di vicinato.
Pertanto Confesercenti ribadisce l’esigenza di dare lo stop ai centri commerciali (ormai 70 nel Lazio) e nuovi Outlet. Ce ne sono già troppi ed hanno danneggiato già abbastanza l’equilibrio urbanistico delle periferie di Roma e dei tanti Comuni del Lazio.
e-commerce
Un processo con il quale tutti dobbiamo fare i conti. Oggi il 14% delle vendite è effettuato ON-LINE e si stima che nel 2020 possa arrivare al 20%. Un quinto delle vendite totali fra 3 anni verrà effettuando con questa modalità di acquisto, scavalcando TUTTI.
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