L’Istituto di Parigi: “Necessari ancora aiuti, non ritirarli troppo presto”
L’Ocse stima un doppio rimbalzo dell’economia italiana per quest’anno ed il prossimo, rispettivamente del 5,9% e del 4,1% dopo il crollo dell’8,9% nel 2020, legato agli effetti della pandemia. E’ quanto emerge dall’ultimo interim Economic Outlook dell’organizzazione di Parigi che incrementa dell’1,4% le sueprevisioni di crescita per il 2021 rispetto a quelle di maggio e rialza dello 0,3% quelle per il 2022. La stima per l’anno in corso è in linea con lo studio economico sull’Italia pubblicato dall’Ocse lo scorso 6 settembre e anche con la nota di aggiornamento al Def che il ministero dell’Economia si appresta ad indicare e che prevederà una crescita del Pil pari a circa il 6% per il 2021 e sopra al 4% nel 2022.
“Il sostegno della politica macroeconomica resta necessario mentre le prospettive a breve termine sono ancora incerte e i mercati del lavoro non si sono ancora ripresi, con il mix di politiche condizionato agli sviluppi economici in ciascun paese” avverte l’Ocse sottolineando che le “politiche fiscali dovrebbero rimanere flessibili e dipendenti dallo stato dell’economia. Un ritiro prematuro e improvviso del sostegno politico dovrebbe essere evitato mentre le prospettive a breve termine sono ancora incerte”.
L’Ocse invita, inoltre, i governi a redigere “quadri di bilancio credibili che forniscano indicazioni chiare sul percorso a medio termine verso la sostenibilità del debito e probabili cambiamenti di politica lungo tale percorso che aiuterebbero a mantenere la fiducia e a rafforzare la trasparenza delle scelte di bilancio”. Più in generale, secondo l’Ocse “sono necessari investimenti pubblici più forti e riforme strutturali rafforzate per aumentare la resilienza e migliorare le prospettive di crescita sostenibile ed equa”.
Infine, la riflessione sull’inflazione che, secondo l’Ocse, a livello globale è destinata a scendere gradualmente ma “i rischi a breve sono in rialzo”. Secondo l’organizzazione di Parigi, l’inflazione tra i Paesi del G20 “dovrebbe moderare dal +4,5% della fine del 2021 a circa il 3,2% della fine del 2022, rimanendo al di sopra dei tassi osservati prima della pandemia”. “L’inflazione -conclude – è aumentata notevolmente negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e in alcune economie dei mercati emergenti, ma rimane relativamente bassa in molte altre economie avanzate, in particolare in Europa e in Asia” osserva l’Ocse, notando che “i prezzi più elevati delle materie prime e i costi delle spedizioni globali stanno attualmente aggiungendo circa 1,5 punti percentuali all’inflazione annuale dei prezzi al consumo del G20, rappresentando la maggior parte dell’aumento dell’inflazione nell’ultimo anno”.