Pronti allo sciopero del 6 febbraio
“Nel corso del 2018 le categorie dei gestori di carburanti, FAIB Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/anisa Confcommercio, erano giunti a definire all’interno della precedente finanziaria, un rimborso del 50% in termini di credito di imposta sul transato proveniente dai pagamenti con carte di credito. Un provvedimento motivato dal riconoscimento che la categoria era sottoposta ad un maggiore livello di commissioni bancarie collegate alle transazioni con carta di credito. In pratica si era trattato di un un accordo unico, raggiunto dopo 15 anni di trattative, tenuto conto dei costi già ampiamente sostenuti e dei limitati ricavi”.
“A seguito di quel provvedimento la monopolista Nexy, nel 2018, ha cominciato a raddoppiare il peso delle commissioni senza che né il Mef né l’Antitrust trovassero qualcosa da dire. E nonostante le ripetute segnalazioni delle categorie. La beffa è che oggi questo provvedimento (il rimborso), è stato cancellato senza darne motivazione, sotto forma di circolari ed emendamenti nascosti nel mucchio di quelli collegati alla conversione del decreto semplificazioni”.
“Quindi la categoria si trova, non solo nella situazione precedente al provvedimento ma con l’aggravio dell’aumento delle commissioni di Nexy ed oggi con i costi dell’introduzione della fatturazione elettronica che è vero, incidono su tutte le attività, ma in particolare su questa che ha calcolato di produrre circa 4/5000 fatture all’anno. Lo ribadiamo, il costo della fattura non verrà fatto pagare al cliente finale ma è certo che il lavoro di segreteria aumenterà facendo crescere ulteriormente i costi. Se pensiamo che già così su 1,5€ del costo del litro della benzina, al gestore rimangono 3 centesimi lordi di cui 1 centesimo va in tassazione (ulteriore), 1 centesimo per le commissioni bancarie, e 1 centesimo rimane in tasca del gestore, ci chiediamo chi dovrebbe pagare questo ulteriore onere e come. Ovviamente non siamo contro la fatturazione elettronica, ma le modalità potevano essere studiate in maniera più semplice. Ecco perché è stato proclamato lo sciopero di 24 ore per il prossimo 6 febbraio”.