Pensioni: Fipac, “bene sentenza Corte Costituzionale, ora adeguare assegni troppo bassi ed estendere tax area”

 Oggi a Roma la Presidenza della Federazione Italiana dei Pensionati delle Attività del Commercio: emergenza povertà, estendere il Bonus anche ai pensionati

“C’è voluta una sentenza della Corte Costituzionale per rendere giustizia ai pensionati. Ma la sentenza, chiaramente, non tocca il problema delle pensioni troppo basse. Ci sono ormai milioni di anziani in povertà: è urgente adeguare gli importi degli assegni più bassi”.

Così Massimo Vivoli, Presidente di Confesercenti e di Fipac, in occasione della riunione della Presidenza dell’associazione dei pensionati del commercio.

“La soluzione prevista dalla Corte è giusta nel metodo, ma i risarcimenti a nostro avviso sono troppo bassi e questo non evita il rischio di altri ricorsi. Per anni è stato bloccato il pur misero aumento annuale legato ad un indice di inflazione previsto da un paniere che considera beni e prodotti che nemmeno corrispondono integralmente ai reali bisogni dei pensionati. Questo perverso meccanismo ha comportato per i pensionati, una perdita del potere d’acquisto delle pensioni di oltre 1.400 euro rispetto al 2008. Ora tutti si preoccupano del costo che avrà l’esecuzione della sentenza della corte costituzionale, ma perché non si preoccupano delle condizioni di vita del 46,5% dei pensionati che hanno una pensione inferiore a 1000 euro mensili?”

“Chiediamo più attenzione da parte del Governo. Chiediamo la rivalutazione delle pensioni più basse; l’allargamento del bonus di 80 euro anche ai pensionati, una proposta che anche Renzi aveva fatto e poi è caduta nel dimenticatoio; l’ampliamento della “No Tax Area” sino a 13.000 euro, la riduzione della pressione fiscale per le imprese e per i pensionati, una legge nazionale per la non autosufficienza, la difesa del welfare nazionale e locale. Ai Comuni chiediamo riduzioni della fiscalità locale, delle addizionali e migliori servizi sociali.

“Il problema della revisione della Legge Fornero, resta in piedi e se ne parlerà in autunno. Questa legge, fatta in fretta e furia per ragioni di cassa, ha limiti evidenti che debbono essere corretti nel segno di una maggiore equità sociale. La nostra proposta è che bisogna ripristinare una certa flessibilità in uscita, senza penalizzazioni, e tenere conto che non tutti i lavori e non tutti i lavoratori, sono uguali: le persone hanno esigenze differenti e a 67 anni è diverso stare seduti ad una scrivania o caricare cassette ai mercati generali. Bisogna far sì, perciò, che sia possibile andare in pensione dopo un certo numero di anni di contribuzione, in combinazione a una certa età.

“Per Confesercenti – conclude il Presidente – la strada giusta sarebbe ripristinare il sistema delle quote ed incentivare, con contributi figurativi o sgravi fiscali, le “staffette” tra un lavoratore anziano che passa a part-time ed un giovane che entra in azienda ed impara un mestiere. Oltre a questi interventi di merito, c’è una questione più generale: le revisioni del sistema previdenziale non devono nascere solo da esigenze di cassa, ma devono andare nella direzione di un miglioramento delle condizioni di vita di milioni di pensionati. Per i pensionati non può valere solo e sempre la legge dell’Austerity senza se e senza ma”.

 

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