Pistoia: turismo, commercio di vicinato con il digitale e formazione, fonti di benessere comune

La Presidenza provinciale Confesercenti Pistoia esprime preoccupazione per la  situazione delle imprese associate di fronte all’aumento dei costi e dei prezzi, causati dall’inflazione e dalla perdita del potere di acquisto dei consumatori.

Il Governo è in carica per gli affari correnti. Il 25 settembre è vicino, ma il nuovo Governo sarà costituito ad essere ottimisti a novembre. La preoccupazione più grande è per il 2023. Ci sarà una strategia per non tornare alla crescita dello zero virgola? Ci sarà in autunno di austerità con il coprifuoco per risparmiare energia con la chiusura anticipata di negozi, bar, ristoranti, pub, discoteche, taglio dell’illuminazione pubblica con effetti sulla mobilità? Se così fosse sarebbe un colpo mortale per le imprese che rappresentiamo.

Tutto questo nel contesto dello stato dell’economia della nostra provincia caratterizzato di arretratezze storiche (infrastrutture), dall’aggravamento della sofferenza per le imprese, all’impoverimento sociale e all’arretramento dell’occupazione. Gli indicatori di prosperità indicano i nostri territori inferiori alla media nazionale e tra gli ultimi della Toscana. Salgono segnali di forte malessere sociale e di rischi per la tenuta della coesione sociale. A fronte di importanti risorse per la crescita economica e sociale la classe dirigente nel suo complesso non è riuscita a trasformare le potenzialità in realtà. Eppure Pistoia è collocata nell’area più forte della Regione (Asse Firenze/Pisa) dal punto di vista turistico ed economico. Paradossalmente il nostro territorio, tra le due polarità attrattive di valenza globale, è percepito come marginale. La domanda del turismo nelle strutture ricettive è cresciuta, ma sono calati i margini delle imprese e permane la carenza di personale. A Pistoia è stata perduta l’occasione di decollare con l’anno di capitale della cultura ed il turismo non è diventato un settore economico in grado di portare indotto. Montecatini Terme vive faticosamente grazie al patrimonio costituito dalla ricettività alberghiera, mentre le Terme pubbliche sono improduttive e indebitate. Il tema vero è: chi costruisce il nuovo termalismo e come ridare un’identità alla città. Non è perciò questione ideologica sulla proprietà pubblica o privata delle Terme. Il riconoscimento UNESCO è  un valore aggiunto in ogni caso. Non si va da nessuna parte se non si coniuga visione e pragmatismo. Pescia e Collodi sono risorse ancora potenziali. La Montagna respira con il grande caldo, ma restano tutte le storiche debolezze.

Nel commercio la situazione non è delle migliori per effetto dei costi e dell’erosione del potere d’acquisto delle famiglie, anche se dimostra vitalità. Il settore è esposto alla concorrenza dell’on-line che rende molto difficile una ripartenza strutturale. E’ perciò assolutamente necessario proporre alla politica e alle Istituzioni una nuova visione e nuove politiche per i nostri territori. Constatiamo con soddisfazione che altre associazioni di rappresentanza propongono “piani strategici”, “green valley” e altro. Meglio tardi che mai. Confesercenti ben prima della pandemia propose “un piano strategico” per la crescita economica e sociale. Ci fu un lavoro comune con la Fondazione Caripit che portò alla elaborazione di un preliminare di piano strategico. Non si riuscì a passare alla fase successiva di realizzazione causa le solite miopie che fanno guardare ognuno al proprio orticello e per la non volontà delle Istituzioni locali ad avere una visione ed una progettualità condivisa. Non sono state neppure utilizzate le risorse finanziarie ereditate da Pistoia Futura. Non esistono progetti per la crescita con i fondi del PNRR.

L’analisi oggettiva della realtà è necessaria e non significa aprire polemiche tra associazioni e livelli di governo di qualsiasi colore politico. Sarebbe improduttivo e miope. Occorre, invece, aprire un serio e costruttivo confronto tra rappresentanze imprenditoriali, dei lavoratori con le Istituzioni e la politica su cosa fare per uscire dalla marginalità dei nostri territori. I settori fondamentali per noi sono turismo, commercio e formazione.

Il turismo può crescere strutturalmente se considerato risorsa economica trasversale. Strutture ricettive, ristorazione, commercio, vivaismo, sostenibilità ambientale, cultura, eventi sono comparti complementari e integrati. Guardiamo Lucca e Arezzo dove il turismo funziona bene. Flussi turistici consistenti e con margini importanti di spesa vanno dove si alloggia bene e dove c’è offerta che valorizzi l’identità, la tipicità e l’accoglienza del territorio. E’ la qualità complessiva che fa decidere il turista di andare e trattenersi anche dove alloggia. E’ indispensabile la visione, il progetto e premiare le imprese che lo realizzano.

Il commercio di vicinato dei centro storici, delle città e dei paesi ha assoluto bisogno della crescita del turismo. In questa ottica il commercio di vicinato deve acquisire la cultura del “digitale” fatto su misura per le piccole imprese per comunicare con i residenti del proprio bacino e con i turisti presenti, quali potenziali clienti affinché non siano esclusiva preda dei grandi gruppi on-line.

La formazione gratuita e la costruzione del digitale per mostrare l’offerta del commercio e favorire la vendita dei prodotti è fattore determinante che la Regione deve finanziare e Confesercenti può offrire.  

 

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