“Alle imprese servono sostegni adeguati subito. In particolare per quelle del terziario e del turismo, le più danneggiate dall’impatto della crisi pandemica, che devono essere al centro anche del Piano nazionale di resilienza e rilancio”.
A dichiararlo la Presidente Nazionale di Confesercenti Patrizia De Luise, in occasione dell’incontro online con il presidente del Consiglio sul PNRR e sulle misure in arrivo per il sostegno alle imprese, cui hanno preso parte i vertici dell’associazione.
“L’incontro di oggi avviene dopo oltre 400 giorni dal primo lockdown. Un periodo difficile, in cui si sono susseguite speranze, delusioni, riaperture e richiusure. Oltre mille provvedimenti, decreti, disposizioni centrali e locali, spesso non in sintonia l’uno con l’altro. Per le imprese l’unica costante è stata l’incertezza. Auguro che con oggi prenda formalmente e finalmente avvio la fase delle certezze”, ha detto la Presidente nazionale di Confesercenti Patrizia De Luise nel suo intervento.
“Molto dipenderà dall’esito della campagna vaccinale. Il governo prevede ad autunno l’80% di italiani vaccinati, noi ci auguriamo prima. Il Governo punta al rilancio della nostra economia, compensando i lavoratori e le imprese più colpite dalla crisi innescata dalla pandemia. Un impegno che viene portato avanti in due fasi: quella di sostegno alle attività e quella delle riforme e degli investimenti. La prima fase si sta per concludere: circa 40 miliardi di euro di risorse arriveranno con un provvedimento che dovrebbe vedere la luce a fine aprile. Destinatari principali dovrebbero essere i lavoratori autonomi e le imprese. Ci attendiamo sostegni adeguati e credito immediato. Un decreto per le imprese che poggia le basi sulla perdita dei ricavi ma anche sui costi effettivamente sostenuti dalle imprese, accompagnato dalla reintroduzione, almeno fino a dicembre, del “Tax credit locazioni”. Sul credito, è indispensabile allungare le durate dei finanziamenti garantiti dal Fondo di Garanzia. Le moratorie ex art. 56 vanno prorogate fino a dicembre. Ma anche semplificare e sostenere l’accesso al microcredito per le imprese”.
“Le imprese – ha spiegato De Luise -, più di ogni altro provvedimento, chiedono di poter lavorare, in sicurezza, ma lavorare. I nuovi quadri programmatici del DEF si collocano in un contesto di perdurante debolezza dei consumi delle famiglie. Ne deriva una evidente penalizzazione per i consumi. Una marginalizzazione dei canali di vendita tradizionali. Tanto che, secondo i dati Istat, nel primo bimestre del 2021, le vendite sul canale on-line sono aumentate del 37,2% e negli esercizi di vicinato si sono ridotti al 10,7% con conseguente perdita di imprese e occupazione. Nel 2020 il tasso di risparmio è raddoppiato, fenomeno che da solo ha determinato 83,3 miliardi di minore spesa. I consumi si confermano come l’elemento di maggior fragilità dello scenario di previsione e ad essi il DEF non ha dedicato la necessaria attenzione. La spesa delle famiglie non è, purtroppo, considerata elemento propulsivo della ripresa post- pandemica, ruolo affidato invece agi investimenti, anche per il traino atteso dall’attuazione del PNRR”.
“Sulla base di questi andamenti – ha aggiunto-, Confesercenti stima che la spesa delle famiglie possa essersi ridotta nei primi tre mesi del 2021 dell’1,5%, cumulando un arretramento di 6,6 miliardi dalla scorsa estate (-2,7%). Di conseguenza, suscitano forti preoccupazioni le dinamiche dell’occupazione. L’intero comparto del Commercio, alberghi e pubblici esercizi ha perso 233mila occupati nell’ultimo trimestre, quando nel resto dell’economia il numero di occupati è aumentato dei 339mila unità.
Nel 2020 le presenze turistiche in Italia sono scese da quasi 437 milioni a 203 milioni e un ridimensionamento della spesa stimabile in 88 miliardi di euro. Secondo nostre valutazioni, gli andamenti a oggi osservati determinerebbero a fine anno – pur ipotizzando una graduale normalizzazione nell’avvicinamento all’estate – un’ulteriore perdita di quasi 15 milioni di presenze (-20,9% sul già drammatico 2020). Sebbene il crollo sia generalizzato, tra le categorie turistiche, quella delle grandi città a vocazione culturale ed artistica è in particolare sofferenza: l’Istat, infatti, ci indica che nell’intero 2020 il calo di presenze totali in queste aree ha sfiorato il 75%. Ne deriva che queste città sono quelle che hanno sofferto di più la crisi pandemica e che resteranno più indietro fino a quando non tornerà normale il flusso dei turisti esteri. Il che, plausibilmente, richiederà almeno 3 anni anche nello scenario migliore”.
L’arretramento dei consumi e la stagnazione turistica proiettano sull’immediato futuro un elevatissimo rischio di chiusura delle imprese e di permanente perdita di capacità produttiva. In questo quadro, il ritorno alla normalità deve essere la nostra priorità. Sul difficilissimo quadro congiunturale odierno si innescano fattori di trasformazione strutturale di grande complessità. Ne fanno parte la ricomposizione dei canali commerciali, la ridefinizione delle modalità di offerta del settore terziario, la trasformazione delle città, l’indebolimento del lavoro autonomo, l’evoluzione del turismo e il suo sempre più stretto collegamento con la fruizione del nostro capitale culturale e artistico. Su questi temi auspichiamo che si adotti nel PNRR una visione alta, che ne riconosca la rilevanza per il futuro sviluppo del Paese.
Gli studi disponibili richiamano però l’attenzione sulla necessità che alla maggiore spesa corrisponda un incremento dell’efficienza generale del sistema economico. Riteniamo che qui si giochi la sfida del PNRR. Non basta spendere. Occorre che i progetti che si sceglierà di realizzare accompagnino le trasformazioni che già innervano il sistema economico, sollecitando la modernizzazione del Paese.Il ritardo accumulato dall’Italia chiama in causa la necessità di accelerare le dinamiche di consumi e redditi. Va poi riportato al centro del dibattito la questione fiscale: accanto alla revisione dell’imposta sui redditi delle persone fisiche è necessaria una riforma più ampia dell’intero sistema impositivo. Una fiscalità di vantaggio per esercizi di vicinato, anche per impedire un processo di desertificazione che sta portando al depauperamento del patrimonio immobiliare. Il contesto economico e sociale post pandemico determinerà profondi mutamenti nel lavoro e nei consumi: sarà necessario investire sulle competenze professionali sia dei lavoratori che degli imprenditori. Serve inoltre un processo di modernizzazione e razionalizzazione del sistema degli ammortizzatori sociali, senza però stravolgere gli strumenti che hanno risposto meglio durante le difficoltà, come il Fis, che potrebbe diventare un ammortizzatore ‘universale’ per tutte le imprese del terziario dei servizi e del turismo.
“Bisogna recuperare i ritardi sul fronte degli investimenti in formazione delle competenze e nell’innovazione digitale”, ha concluso. “Il Piano deve contenere o indicare progetti dell’innovazione digitale dedicati specificamente alle imprese più piccole, coinvolgendo le parti sociali. L’e-commerce è quasi monopolio dei colossi del web. Occorre intervenire anche sul riequilibrio della tassazione con una web tax. Il 20% delle risorse del PNRR deve essere destinato ad alimentare il pilastro della digitalizzazione dell’economia. Non deve più essere dimenticata la domanda di formazione continua che viene dalle PMI. Di fronte ad una crisi che dura da anni, con l’avvento dell’e-commerce, la formazione e le competenze digitali rappresentano la chiave per il futuro di tantissime PMI. Un tema che si fonde a quello della rigenerazione delle aree urbane, nelle loro diverse forme e molteplici scale, al centro delle riflessioni e delle segnalazioni di Confesercenti ormai da anni. È un momento di grande trasformazione quello che sta attraversando il mondo del commercio tradizionale, a livello globale, bisogna fare in modo che la chiusura delle attività, le “luci che si spengono”, non sia irreversibile. Va ripresa e sviluppata in modo organico la tematica della costruzione di politiche integrate per la rinascita delle città italiane, per il miglioramento della qualità di vita dei cittadini e per il supporto all’attività delle imprese. Terminata la fase espansiva delle città, va indirizzata l’attenzione della disciplina urbanistica, degli operatori economici e dei decisori pubblici verso il paradigma della rigenerazione urbana”.