“La riforma del lavoro voluta dal governo Renzi, ha un grande senso pragmatico. Parliamo delle cose, ci occupiamo dei fatti. Una legge non è un quadro appeso alla parete, che va giudicato esteticamente, se è bello o brutto”. Lo ha detto il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, intervenuto in diretta a “Prima di tutto”, Radio 1.
“Una legge deve produrre effetti: se è scritta bene ma determina danni, è sbagliata. Quindi, partiamo dai fatti, molto difficili, drammatici direi per l’occupazione in questo Paese, cerchiamo di modificare, migliorare le cose senza avere una teoria da dimostrare, ma guardando i risultati. Se sono buoni, la teniamo, altrimenti la cambiamo”, ha spiegato.
Secondo Poletti “è evidente che intervenire attraverso il decreto, significa intervenire con urgenza. e guarda innanzitutto una cosa: dare certezza al diritto. Credo che non sia ragionevole, come sta avvenendo in questo momento che una parte importante di questi contratti di lavoro a tempo determinato, venga decisa da un giudice. Credo che un rapporto di lavoro, tra un lavoratore e la sua azienda, non puo’ essere deciso da un giudice, ma dalle parti, liberamente”.
“Anche perché io mi domando: con che spirito una persona lavora in un’impresa se sa che l’imprenditore non lo vuole? E come sta un imprenditore con un lavoratore che non vuole in azienda? Stanno male entrambi, a mio avviso. Quindi il decreto – ha concluso – serve a dare un segnale immediato alle imprese, dicendo loro: cari signori, non avete più nessuna scusa, oggi potete assumere tranquillamente per 36 mesi senza correre il rischio di essere giudicati da un magistrato. Peraltro, va detto – ha aggiunto Poletti- che il lavoro a tempo determinato non lo abbiamo certo inventato noi: negli ultimi 3 mesi del 2013, il 68% dei contratti di avviamento al lavoro, erano contratti a termine. Quindi dire che questa norma stravolge il mercato del lavoro, significa non vedere la realtà. Poletti risponde dal 68% in piu; per il pregresso rivolgersi a quelli di prima, che evidentemente non si erano accorti che piega stava prendendo il mercato del lavoro”.