Presidenza Faib, al centro del dibattito fatturazione elettronica (necessaria proroga e semplificazione per la Categoria); Vertenza Esso (il MiSE eserciti la moral suasion); contrasto all’illegalità (prevedere per Legge il margine medio garantito)

La Presidenza Nazionale Faib convocata a Roma il 29 gennaio u.s. ha discusso del nuovo onere a carico della Categoria previsto dalla Legge di Bilancio 2018 relativo alla fattura elettronica; della Vertenza Esso e della disamina delle iniziative politico/sindacali e di quelle giudiziarie e del confronto sui lavori del Tavolo ministeriale. La Presidenza ha esaminato e approvato il Programma Lavoro 2018, fatto il punto sulla moneta elettronica, con un aggiornamento sulle novità legislative; esaminato l’andamento dei Tavoli negoziali aperti e la tipizzazione del Contratto di Commissione per la rete ordinaria e per quella autostradale.
Infine la Presidenza si è occupata della preparazione della fase congressuale, varando i passaggi per lo svolgimento delle attività preparatorie, riunendo il Comitato dei Saggi per l’individuazione dei criteri alla base delle candidature alla Presidenza Nazionale Faib.
La Presidenza, in apertura dei lavori, ha svolto un approfondimento sulla questione relativa alla scheda carburanti e alla fatturazione elettronica con un intervento sulle modalità di attuazione a cura del Dr. Vincenzo Miceli dell’Ufficio Tributario Confederale.
Il Rappresentante dell’Ufficio Tributario ha subito premesso che le nuove norme non hanno una vigenza immediata, dato che la loro decorrenza è stata posticipata al giorno 1° luglio 2018. Ad oggi, dunque, a decorrere da tale data, per quanto riguarda la certificazione degli acquisti di carburante per autotrazione effettuati presso gli impianti stradali da parte di soggetti passivi dell’imposta sul valore aggiunto, verranno contemporaneamente meno sia l’agevolazione consistente nella non obbligatorietà di certificazione degli acquisti di carburanti e lubrificanti per autotrazione (anche se effettuate da soggetti passivi IVA, ossia imprenditori, artisti o professionisti dotati di partita IVA), che le disposizioni relative alla scheda carburante di cui al D.P.R. 444/1997. Tutti gli acquisti di detti prodotti dovranno essere documentati per il tramite di emissione di fattura elettronica (a tal fine si ricorda che per fattura elettronica s’intende esclusivamente la fattura emessa secondo i criteri fissati dall’Agenzia delle Entrate, che garantiscono la sicurezza e l’inalterabilità dei dati, utilizzando il Sistema di Interscambio – SdI –  idoneo ad assicurare l’acquisizione dei dati della fattura al sistema informatico dell’Agenzia). Viceversa, relativamente agli acquisti dei medesimi prodotti effettuati da privati (ossia, soggetti non dotati di partita IVA), anche se effettuati da distributori automatici, è previsto l’obbligo, da parte dell’esercente l’impianto di distribuzione, di effettuare la trasmissione telematica dei corrispettivi all’Amministrazione Finanziaria. Entro tale data, pertanto, anche i distributori automatici degli impianti dovranno essere adeguati per assicurare l’obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi.
Per tutti i soggetti dotati di partita IVA, quindi imprenditori, artisti o professionisti, l’avvenuto pagamento dell’acquisto di carburanti e lubrificanti per autotrazione dovrà essere provato per il mezzo di carte di credito, carte di debito o carte prepagate: l’eventuale pagamento in contante (che rimane, ovviamente, possibile) o con altri mezzi di pagamento preclude, per l’acquirente, la possibilità di dedurre, nei limiti di Legge, il relativo costo e di detrarre, sempre nei limiti di Legge, la relativa IVA afferente tale acquisto.
Le nuove disposizioni relative alla fatturazione elettronica ed alla tracciabilità del pagamento, pur essendo giustificate dalla finalità di contrastare il fenomeno degli abusi legati all’utilizzo delle carte carburanti, oltre al certo aggravio amministrativo e probabilmente economico in capo agli esercenti gli impianti di distribuzione carburanti, sono destinate, allo stesso tempo, a produrre diverse problematiche in capo a tutte le tipologie di imprese e professionisti che effettuano i predetti acquisti a causa della pessima tecnica legislativa utilizzata e dal mancato coordinamento fra le varie disposizioni. Infatti, per quanto riguarda il tema della tracciabilità del pagamento va notato che, mentre ai fini del riconoscimento della deducibilità del costo è richiesto esclusivamente l’utilizzo di carte di credito, carte di debito o carte prepagate, per quanto riguarda la detraibilità dell’IVA, la norma permette, oltre all’utilizzo di tali mezzi, anche l’utilizzo di altri mezzi ritenuti idonei individuati con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate (potrebbe essere il caso, ad esempio per il pagamento di forniture periodiche, dell’utilizzo di bonifico bancario, assegno bancario non trasferibile, assegno circolare non trasferibile, bonifico bancario o altro). Ovviamente, sul punto si dovranno attendere i necessari chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Infine, per quanto riguarda la detraibilità dell’IVA, la nuova norma, limitandosi ad un generico riferimento all’”… avvenuta effettuazione dell’operazione …”, porta letteralmente a ricomprendere, nell’obbligo della tracciabilità (e non anche quello della documentazione tramite fatturazione elettronica) quale condizione indispensabile per la detraibilità, non solo gli acquisti di carburante e lubrificanti per autotrazione, ma anche gli acquisti di carburante e lubrificanti destinati ad aeromobili, natanti da diporto, e veicoli stradali a motore, le prestazioni di servizi relativi ai predetti mezzi (ad es. locazioni, affitti o noli, o altro), le prestazioni di custodia, manutenzione, riparazione e impiego, compreso il transito stradale. Anche in questo caso sarà necessario attendere i chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Sul punto la Presidenza Faib ha chiesto necessarie ed indispensabili semplificazioni per il settore, in considerazione sia della tipologia del prodotto venduto – tra i più tracciati e fiscalmente sicuri – sia per le caratteristiche di attività della distribuzione carburanti in Italia, caratterizzata dalla moltitudine di impianti di piccole dimensioni privi di collegamenti e di personale e per le modalità del servizio reso, che rende difatti estremamente lento il processo di rilascio della fattura elettronica in tempi compatibili con l’attività in svolgimento. In questo senso i provvedimenti attuativi dovranno recepire le indubbie particolarità del settore, come già avviene in altri comparti, e la necessaria proroga finalizzata alla semplificazione.
La Presidenza passando alla questione Esso ha fatto un focus sullo stato della rete ad inizio 2018.
La fotografia aggiornata della rete carburanti manifesta il crescere di una polverizzazione della rete che non ha eguali in Europa. Con 23.000 punti vendita, quella italiana ha un erogato medio di 1.345mila litri, ben al di sotto degli indici di redditività media registrati nel resto d’Europa.
Alla polverizzazione della rete corrisponde una identica dispersione del valore dei loghi (pompe bianche e privati operativi con propri marchi e/o in convenzionamento) con circa 130 marchi, di cui il 40% di proprietà dell’industria petrolifera e il 60% dei privati.
Ad oggi dunque il 60% del mercato è in mano a privati e l’altro 40% di Eni, Q8, TotalErg/Api con marchio Ip, Tamoil. Esso, di cui parliamo più avanti, continuerà ad esibire il marchio ma la proprietà sarà spezzettata tra una decina di operatori privati non integrati.
Tamoil opera fuori dal quadro normativo di settore per quanto riguarda il riconoscimento economico dei gestori, con pratiche illegali ed opache.
In questo scenario l’industria petrolifera abbandona progressivamente il mercato con chiusure e cessioni di pacchetti rete, sull’esempio della Esso italiana; o dando luogo a processi di integrazione tra marchi.
Ulteriore dato allarmante è l’indice di anzianità degli impianti con punti vendita vecchi, con più di 40 anni, che riguarda il 40% della rete. In Piemonte oltre il 25% degli impianti eroga meno di 400mila litri l’anno.
In questo scenario si inquadra la vicenda Esso che ha dato vita ad una operazione definita di vendita tramite il modello grossista. I gestori contestano “il mancato rispetto degli Accordi da parte di alcuni dei nuovi acquirenti (Petrolifera Adriatica, Retitalia, Amegas), stabilito dal D. Lgs 32/98, dalla L.57/2001 e dalla L. 27/2012. In virtù di queste norme ai gestori Esso – in tutt’Italia – viene applicato il margine definito nell’ultimo Accordo siglato tra le Federazioni di Categoria dei gestori e la Compagnia il 16 luglio 2014, Accordo tutt’ora in vigore e applicato da Esso e da altri subentranti nella proprietà. L’Accordo in questione prevede esplicitamente che “l’Accordo manterrà la sua efficacia sino alla sottoscrizione di un nuovo Accordo tra le parti”. Le relazioni imposte da alcuni dei nuovi acquirenti, (Petrolifera Adriatica, Retitalia e Amegas) impostate sul modello one to one – in violazione alle Leggi dello Stato – portano al “netto peggioramento delle condizioni economiche dei gestori” realizzando il disegno di addossare il costo dell’operazione di acquisizione della rete Esso alla Categoria.
Peggioramento che, nella fattispecie, significa un sostanziale dimezzamento del proprio margine spinto oltre il limite di sopravvivenza delle gestioni con il corrispondente travaso delle risorse scippate ai nuovi padroni. A fronte di tale situazioni la relazione del Presidente ha specificato che le Federazioni dei gestori hanno promosso azioni di protesta politica e sindacale e azioni di contenzioso giudiziario, ancora in fase di definizione, mentre sono in fase di formalizzazione centinaia di azioni giudiziarie promosse dai gestori stessi, cui sono stati sottratti decine di migliaia di euro pro capite. IL Presidente ha poi chiarito che a seguito delle proteste e degli scioperi dei gestori, il Ministero ha attivato il Tavolo di conciliazione previsto dal D. Lgs 32/98.
Il MiSE, a seguito di un incontro con la Vice Ministro Bellanova, ha chiamato le parti subentranti alla Esso italiana e i Rappresentanti dei gestori Faib, Fegica e Figisc in diversi incontri. Alla fine delle riunioni tra le parti la situazione sulla rete Esso è che 3 soggetti subentrati alla Esso rispettano l’Accordo (Basile Petroli, Enerpetroli e Som) e 3 non lo rispettano (Retitalia, Petrolifera Adriatica, e Amegas). Il Presidente ha poi precisato che il MiSE ha preso atto di ciò constatando che tre operatori, neanche tanto piccoli, hanno operato in violazione della legislazione di settore e assunto l’impegno di sentire direttamente i Responsabili di Retitalia, Petrolifera Adriatica e Amegas. Lo scopo del MiSE è di capire gli orientamenti dei subentranti e se è effettiva la disponibilità di tutte le parti ad avviare le trattative negoziali nel quadro della legislazione di settore, ferme e impregiudicate le posizioni di ciascuno, auspicando il superamento della Vertenza giudiziaria avviata e l’applicazione degli Accordi siglati ai sensi della Legge. Per Faib la questione rimane immutata: o si va immediatamente all’applicazione dell’Accordo da parte dei subentranti riottosi e allergici alle norme o si dà via libera alle contestazioni in sede giudiziaria, da parte dei singoli gestori, scatenando un proliferare di contenziosi verso i soggetti interessati. Per Faib il MiSE deve dare forza alla propria azione di moral suasion facendo pesare il vincolo normativo e amministrativo.
La Vertenza Esso apre definitivamente anche la questione remunerazione dei gestori che è regolata dalle Leggi dello Stato (D. Lgs. 32/98; L.  57/2001; L. 27/2012) che espressamente la demandano alla contrattazione tra le parti. Ma mentre le grandi Compagnie stanno nelle regole, l’altro 60% evade la normativa, fa dumping contrattuale, abusa della posizione economicamente dominante ed impone contratti da caporalato petrolifero.
Gli effetti sulla gestione economica della rete si manifestano estromettendo forzatamente le stesse gestioni dagli impianti per far posto all’automazione, spesso mascherata con operatori precari, ricorrendo ad una contrattualistica fantasiosa, irrituale ed illegale, in evasione contributiva e della legislazione in materia di lavoro dipendente, operando le violazioni contrattuali per conseguire vantaggi competitivi impropri, con un effetto drammatico in termini di redditività e occupazione (-15.000 occupati negli ultimi cinque anni), che ha ridotto le gestioni rimaste sul lastrico.
Per la Presidenza Faib, per rilanciare il settore e ridare legalità occorre riaffermare il rispetto delle regole del settore, a tutti i livelli, e dare spinta alla razionalizzazione della rete. C’è oggi una difficoltà oggettiva. Mentre sino a pochi anni fa il mercato era in mano a pochi operatori con cui era possibile fare accordi/contratti, oggi con l’avvento di tanti piccoli operatori è diventato difficile fare accordi/contratti con tanti imprenditori diversi, quasi un migliaio. A questo punto, per Faib, bisogna prevedere un costo di distribuzione. Dal nostro punto di vista, occorre stabilire in forza di Legge, con contrattazione nazionale tra la rappresentanza dei gestori e la rappresentanza dei titolari di autorizzazioni (compagnie e retisti) un costo di distribuzione minimo valido erga omnes, quale remunerazione minima del lavoro. Sulla base di questo poi le Associazioni dei gestori potranno contrattare, come avviene già oggi, il margine dei gestori per singole compagnie/retisti. Occorre partire, infatti, dai Contratti in affidamento e dalla negoziazione con le Parti Sociali, per giungere al diritto ad un prezzo di vendita equo e non discriminatorio, affermando nel contempo il diritto al riconoscimento condiviso di un margine necessario a sostenere la distribuzione carburanti. E’ necessario operare una innovazione legislativa prevedendo che, ove le parti non giungano ad un Accordo discendente dalle previsioni della L. 57/2001, ai gestori deve necessariamente applicarsi il margine medio praticato sulla rete, derivante dagli accordi economici e normativi depositati al MiSE. Per la dignità delle persone e del lavoro. Per contrastare le pratiche illegali e l’abuso di posizione dominante, garantire l’equilibrio contrattuale tra le parti.
Sulla questione della moneta elettronica la Presidenza da un lato ha espresso apprezzamento per il lavoro svolto e dall’altro forte preoccupazione per le iniziative intraprese dal sistema di gestione delle carte di pagamento elettroniche.
Sul settore la moneta elettronica ha un peso insostenibile per un ricavato che per circa il 70% (accise ed IVA) va allo Stato e il restante 28% alle Compagnie. Infatti solo il 2% lordo resta nelle tasche del gestore. Ma sviluppare la moneta elettronica per Faib è fondamentale perché potrà favorire uno sviluppo qualitativo e commerciale degli impianti e intensificare l’azione di contrasto dell’illegalità e della pratica di concorrenza sleale e di controllo della qualità certificata dei prodotti immessi al consumo. Lo Stato ha riconosciuto le ragioni qui espresse e introdotto il credito d’imposta per le spese della moneta elettronica relativa alla componente fiscale per contrastare l’illegalità nel settore, recependo le istanze avanzate dalle Federazioni.
Ma subito dopo abbiamo dovuto registrare l’inasprimento dei costi di transazioni operata unilateralmente dai gestori dei circuiti di pagamento elettronici, che hanno ratificato unilateralmente rincari sino al doppio in alcune circostanze. Faib reputa necessaria un’azione di sorveglianza del MiSE e del MEF e di moral suasion verso questi operatori che operano in regime di oligopolio, per la buona pace della solerte Antitrust italiana.
La Presidenza ha quindi affrontato il tema del differenziale self servito.
Tema altamente attuale e divisivo è l’imposizione unilaterale di una politica discriminante sui prezzi dei prodotti petroliferi self e servito, a danno non solo della rete nel suo complesso e dei gestori, ma di tutti quei consumatori che ancora oggi apprezzano il lavoro e il servizio. Ciò che appare incomprensibile, autolesionistico e dilapidante è l’allargamento della forbice tra i prezzi self e i prezzi serviti: una politica che appare miope e controproducente, come lo è già stata nel recente passato. E’ del tutto evidente che i forti differenziali porranno questioni di impoverimento della rete, di distrazione di risorse sottratte agli investimenti per l’ammodernamento della rete, dilapidando un patrimonio che deve essere messo a disposizione della rete e dei consumatori.
Per Faib si delinea in questo processo la necessità di favorire cicli di strutturazione dei soggetti imprenditoriali che operano nel settore, favorendo anche forme di aggregazione per produrre economie di scala, anche gestionali e l’incentivazione al ricorso all’introduzione di prodotti più ecologici che consentano di contribuire a contrastare l’inquinamento urbano. Prodotti innovativi, colonnine elettriche, prodotti ecocompatibili, nuovi derivati dalla ricerca. Come si comprende dall’analisi svolta dei diversi profili, osservati dal nostro punto di vista, risalta in modo inequivocabile una assenza prolungata delle Istituzioni. Da ciò la Presidenza Faib fa discendere la necessità di aprire subito un Tavolo istituzionale con il Governo finalizzato ad aprire un percorso politico in cui affrontare le varie problematiche evidenziate con tutta la filiera.
Infine la Presidenza Faib si è occupata della preparazione della fase congressuale, varando i passaggi per lo svolgimento delle attività preparatorie, definendo i criteri di affidamento dei delegati, le modalità di svolgimento delle assemblee e le procedure di verifica per favorire un ampio rinnovamento del Gruppo Dirigente, a tutti i livelli.
Alla fine della Presidenza si è riunito il Comitato dei Saggi che ha individuato e deliberato sui criteri alla base delle candidature alla Presidenza Nazionale Faib.

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