L’analisi dell’Ufficio Economico Confesercenti: Pesa calo energetici, ma la domanda è in stallo. Crescono solo i servizi pubblici locali, Tari in primis. C’è “forbice” preoccupante tra la dinamica dei prezzi italiana e quella europea, gap di 4-6 punti percentuali.
L’uscita dalla deflazione è ancora un miraggio. L’illusione nata dai dati di settembre, che vedevano una leggera risalita dei prezzi, infatti, si scontra con l’ulteriore calo dell’inflazione segnalato dall’Istat per ottobre. Dato rivisto addirittura al ribasso rispetto alle stime preliminari già diffuse dallo stesso istituto di statistica alla fine del mese scorso.
Così l’Ufficio Economico Confesercenti sul dato definitivo sui prezzi ad ottobre, diffuso oggi dall’Istat.
La ridiscesa in campo negativo dell’indice dei prezzi – spiegano gli economisti di Confesercenti – testimonia il momento di stallo ancora attraversato dalla nostra economia. In assenza di una spinta da parte della domanda, che non sembra incorporare i leggeri risparmi dovuti alla deflazione, tutte le voci sono praticamente “al palo” e la discesa dei beni energetici influenza l’andamento complessivo. Questa volta la flessione maggiore è relativa ai beni energetici regolamentati, il cui prezzo è fissato dall’Authority, che incorpora la forte flessione del prezzo del petrolio dei mesi passati. In effetti quest’ultimo, se consideriamo il confronto con ottobre 2015, continua a restare in campo negativo, anche se in rallentamento, grazie agli accordi sul taglio dell’offerta decisi dall’Opec, che però hanno portato ad una risalita se consideriamo, invece, il confronto con il mese precedente (0,9%).
Gli unici “prezzi” in costante controtendenza sono quelli dei servizi pubblici locali, in particolare la Tari, che tra l’altro continuano a presentare una estrema variabilità tra città e città e continua ad annullare il risparmio dovuto alla deflazione energetica. Secondo nostre previsioni, l’inflazione acquisita ad ottobre (-0,1%) sarà quella dell’intero anno. Per una risalita, dunque, bisognerà aspettare il 2017. Quello che inizia a destare preoccupazione (oltre al segno meno) è il manifestarsi – da maggio in modo più significativo – di una “forbice” tra la dinamica dei prezzi italiana e, in sostanza, quella del resto d’Europa o comunque dei principali paesi, di circa 4-6 punti percentuali (0,2% contro 0,8% ad ottobre), il che sta ad indicare che è tutto il sistema Italia ad essere in ritardo.