“Confesercenti: sia primo passo verso una profonda riforma dei livelli istituzionali e della spesa pubblica”
“Ce ne sono, ma abbiamo fatto una promessa agli elettori e adesso dobbiamo mantenerla”. Lo afferma in una intervista a Repubblica il ministro per gli Affari Regionali Graziano Delrio, assicurando che ”entro l’anno” tutte le province saranno abolite e che i loro poteri saranno trasferiti ”ai Comuni”, facendole diventare ”agenzie funzionali” a servizio dei sindaci che decideranno ”di volta in volta quali competenze affidare alle amministrazioni locali e quali lasciare alla nuova Provincia. E tutto questo richiede naturalmente una forte volonta’ politica”. ”Parallelamente al testo in esame alla Camera (che ‘svuota’ le funzioni delle Province, ndr), ci sara’ – annuncia – un disegno di legge per una modifica costituzionale che verra’ presentato entro l’anno”. Intanto ”a maggio non si votera’ piu’ per le Province perche’ nel frattempo saranno diventate enti di secondo grado”, ne faranno parte ”i sindaci dei Comuni del territorio, che tutti assieme formeranno un’assemblea in seno alla quale verra’ scelto il nuovo presidente a costo zero”. Mentre laddove si insedieranno (gia’ dal primo gennaio) saranno ”assorbite dalle citta’ metropolitane”. La competenza sulle scuole ”passera’ direttamente ai Comuni. Mentre la manutenzione delle strade, che e’ una tipica competenza intercomunale, restera’ in carico alle Province” che ”a quel punto diventeranno di fatto una sorta di agenzia funzionale a servizio dei Comuni”.
L’abolizione delle Province non sia il solito annuncio, ma un primo passo verso una vera riforma istituzionale che riduca i livelli di rappresentanza i e porti a un risparmio strutturale delle spese per la pubblica amministrazione. Da più di dieci anni Confesercenti chiede una ristrutturazione dello stato che non solo abolisca le Province, ma che accorpi i micro-comuni e le comunità montane e una profonda razionalizzazione delle società partecipate da organismi pubblici, che, tra l’altro, negli ultimi anni sono cresciute ulteriormente di numero: se si considerano gli organismi partecipati da tutti gli enti locali, fino al 3^ livello di partecipazione, si stima che essi raggiungano il numero di 11.000, con circa 400.000 occupati; di questi, circa il 60% opera in comuni con meno di 5.000 abitanti. Un’indagine Unioncamere, su 3.156 società partecipate, ha individuato 38.288 persone con cariche amministrative, 12 per ciascuna società in media. La Corte dei Conti stima, inoltre, che il “peso” di questi organismi sia pari al 16% delle spese correnti degli enti locali, ovvero almeno 15 miliardi. L’individuazione di una dimensione minima per l’erogazione di servizi, l’accorpamento di società dei piccoli comuni, il taglio degli enti a gestione delle province, può realisticamente tradursi in un risparmio minimo del 25%, pari a 4 miliardi di euro.
Questa ristrutturazione dovrebbe essere il primo passo di una riforma profonda della spesa pubblica, che secondo le analisi Confesercenti condotte in collaborazione con Ref, a regime potrebbero portare a 50 miliardi di risparmi e 20 miliardi dai maggiori effetti sulla crescita.
Riduzione della spesa e rilancio dell’economia
Risparmi annui a regime, dal 5^ anno (Mld euro)
Taglio dei consumi intermedi |
10 |
Sanità |
7 |
Consip |
3 |
Riduzione della spesa sugli interessi del debito pubblico (riduzione del debito 80 mld) |
5 |
PA più efficiente |
12 |
Riforma istituzionale al centro ed in periferia (riforma del Parlamento, abolizione province, accorpamento piccolissimi comuni, ecc.) spesa come media 4 paesi G,F,S,GB = 1,6% PIL |
14 |
Razionalizzazione organismi partecipati da enti nazionali e locali |
4 |
Razionalizzazione e riforma incentivi alle imprese |
5 |
Totale risparmi di spesa |
50 |
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Maggiori entrate da effetti sulla crescita |
20 |
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Totale maggiori risorse pubbliche disponibili |
70 |
I risparmi di spesa conseguiti attraverso la strategia di politica economica qui descritta devono essere finalizzati alla crescita. La riduzione della spesa deve trasformarsi in un’occasione di rilancio della crescita dell’economia italiana.