La Giunta Nazionale Fiesa riunita a Roma martedì 31 gennaio u.s. presso la Confesercenti, ha discusso del programma di lavoro 2017 e del Report 2016; dell’andamento dei consumi e stato del settore (aperture/chiusure); dell’Osservatorio alimentare e dell’attivazione Sportello Sicurezza; del CCNL panificatori e della bilateralità; delle deleghe di lavoro; del Protocollo d’intesa con Federconsumatori, e dell’ipotesi di rinnovo; delle proposte avanzate dai diversi Consiglieri.
Dall’analisi dell’attività svolta la Giunta ha tratto motivi di apprezzamento per la notevole mole di lavoro realizzata (per sommi capi: la settimana dei panificatori in Piazza S. Pietro per il Giubileo della Misericordia che si è tradotta in una grande Manifestazione per il pane per i pellegrini dal 14 al 18 giugno e la donazione al Santo Padre del presepe artistico di pane); la continuazione del difficile negoziato del CCNL della panificazione; il rinnovo degli Organismi bilaterali Ebipan e Fonsap. La costituzione del Comitato di filiera nel settore carni a contrasto degli attacchi al settore; la presentazione del libro dei Proff. Agostino Macrì e Eugenio Del Toma sulla corretta alimentazione; la costituzione del Tavolo tecnico delle carni equine e la convocazione degli stati generali del settore a Lombriasco (TO) il 25 settembre; il Protocollo d’intesa Fiesa Federconsumatori su garanzia consumatori e sicurezza alimentare il 25 maggio, le Audizioni parlamentari su PDL di contrasto allo spreco alimentare e il Progetto con Last Minute Market e Federconsumatori sul contrasto agli sprechi presentato in Conferenza Stampa alla Camera dei Deputati il 15 novembre; le due Circolari ministeriali del MiSE su quesiti Fiesa in materia di vendita diretta dell’ortofrutta e sulla consumazione sul posto; la Circolare del Ministero della Salute, sempre su quesito Fiesa, in materia di tracciabilità equina e Banca Dati Unica; il Seminario Fiesa Fiepet su etichettatura e tabella nutrizionale tenuto a Roma il 23 novembre; l’insediamento dell’Osservatorio sulla Sicurezza Alimentare e dello Sportello Sicurezza Alimentare con l’apertura di une area riservata sul sito istituzionale di Fiesa; la firma di due Protocolli d’intesa Assopanificatori e Fiesa con il Ministero della Pubblica Istruzione per favorire l’alternanza scuola lavoro) ed ha approvato il piano di lavoro 2017 (Programma dei Sindacati di Categoria; pubblicazione de “Il Cibo nella storia dell’Arte”, presentazione in Eventi e Fiere; presentazione sul territorio della pubblicazione Rapporto sulla Sicurezza Alimentare Fiesa Federconsumatori; messa a regime dell’Osservatorio Sicurezza Alimentare Fiesa/Fiepet-Federconsumatori; sviluppo Progetto Sportello Sicurezza Alimentare, messa online area riservata; presentazione del libro “L’alimentazione equilibrata” sul territorio; riedizione e promozione DDL esercizi di vicinato; formazione e scuola: attivazione Protocollo d’intesa con il MIUR su alternanza scuola lavoro; progetto di lavoro sulla TARI negli esercizi alimentari; progetti speciali (solidarietà zone terremotate, progetti mirati; azioni di sostegno ai territori).
La Giunta ha quindi svolto una disamina dello stato del dettaglio alimentare. A fine 2016 si contavano oltre 94mila imprese alimentari, il 15% del totale delle imprese al dettaglio. Le imprese registrate diminuiscono dell’1,1%, una variazione analoga a quella generale per le imprese nel complesso. Il peso del comparto alimentare resta maggiore al Sud e nelle Isole dove raggiunge il 17% del totale delle imprese. Guardando al peso dei comparti del settore alimentare, nel centro-nord è il numero delle attività dell’ortofrutta ad essere sopra la media nazionale, nel sud e nelle isole invece quello della carne.
Le imprese registrate nel comparto alimentare si riducono in tutte le Regioni ad accezione del Lazio dove rimangono sostanzialmente invariate rispetto al 2015.
Le nuove imprese iscritte in corso d’anno sono state 2.919 mentre le cancellate 6.621 per un saldo negativo si 3.702 attività.
Nel 2015 la spesa alimentare anche se di poco è tornata a crescere, a fine anno si è registrata la prima variazione positiva dal 2010. La spesa alimentare, tuttavia, cresce poco anche confrontata con la spesa totale per consumi delle famiglie, +0.4% a fronte di un +1,7%. Passando alla cumulata degli ultimi cinque anni i consumi si riducono del -2,7% e la spesa di generi alimentari del 7% con alcuni prodotti che sebbene in ripresa nell’ultimo anno hanno registrato variazioni tendenziali negative a due cifre come: il pesce e frutti di mare (-13,3%) e gli olii e grassi (-14%).
La spesa per consumi si è ridotta di quasi 10 miliardi di euro anche se nell’ultimo anno tra il 2015 e 2014 c’è stato un aumento di quasi 530 milioni di euro. Il 25% della riduzione generale dei consumi riguarda i beni alimentari.
I dati Ismea indicano che la spesa delle famiglie per gli acquisti agroalimentari registra nei primi nove mesi del 2016 una contrazione pari a -1,0% rispetto allo stesso periodo del 2015.
Il carrello della spesa degli italiani riflette lo scenario nazionale attuale e fa emergere sobrietà negli acquisti, attenzione al risparmio e scelte merceologiche guidate da aspetti salutistici. I consumi domestici rimangono deboli, a fronte della tendenza positiva del reddito disponibile determinata dal miglioramento del mercato del lavoro e dalla stabilità dei prezzi al consumo. Secondo l’ultima indagine del Censis, solo nell’ultimo anno, 16,6 milioni di italiani hanno ridotto il consumo di carne, 10,6 milioni quello di pesce e 3,5 milioni quello di frutta e verdura fresche. Prodotti sostituiti spesso con surrogati artefatti e meno nutrienti che potrebbero essere rischio per la salute. Così, mentre una parte della società con reddito alto ricerca nel cibo elementi che garantiscano salubrità e che riflettano concetti e valori di eticità e rispetto per l’ambiente, un’altra parte della società -meno abbiente – si trova a fare tagli alla spesa alimentare, rinunciando spesso ad alimenti base della dieta mediterranea.
Se nel 2015 si era registrato un lieve recupero della spesa per l’agroalimentare, i dati elaborati da Ismea evidenziano per i primi nove mesi del 2016, una nuova contrazione della spesa.
Anche l’andamento delle vendite mette in evidenza come il 2015 aveva rappresentato un anno di ripresa del comparto alimentare, ripresa venuta meno dal secondo trimestre del 2016, con le piccole strutture in maggior sofferenza della grande distribuzione.
Sul fronte dei prezzi, negli ultimi due anni e nel 2013 i prezzi dei generi alimentari comprese le bevande sono stati leggermente più alti dell’indice generale dei prezzi al consumo. Tra il 2011 e il 2016 la variazione cumulata dei prodotti alimentari è stata dell’8,9% a fronte del +7,2% generale. Alcuni prodotti hanno registrato variazioni più significative tra questi: +14% per i prodotti ittici, +12% per latte, formaggi e uova, +12% frutta e +9,2% vegetali.
Dal raffronto tra la dinamica dell’espansione della GDO e l’andamento dei prezzi si può notare che il consumatore finale, e con esso la collettività, non solo non ha tratto benefici in termini occupazionali ma neppure in termini di contenimento dei prezzi alimentari che sono stati costantemente sopra la media inflattiva del periodo considerato. Tale dinamica ha costruito una curva costante in concomitanza con l’espansione delle quote di mercato della GDO che ha operato azioni di desertificazioni in ampie aree del territorio. Tra il 2007 e il 2015 si è registrata una forte riduzione delle attività commerciali al dettaglio che sfiora il -10%, con una dinamica più accentuata nel periodo 2007-2011 (-5,2%), ma sempre sostenuta nei successivi cinque anni 2011-2015 (-4%). Nello stesso periodo la GDO ha verificato una crescita del +25%, ancor più accelerata nella seconda fase dell’intervallo considerato (2011-2015: +16,5%). Le quote di mercato (di un mercato che si è ristretto negli ultimi anni) si sono evolute sempre di più a favore della GDO.
Se si torna più indietro nel tempo – si prenda il ventennio 1995-2015 – le due dinamiche inflattive si sovrappongono con quelle dei settori merceologici e dei servizi meno soggetti al processo di concentrazione a dimostrazione dei mancati benefici in termini di efficienza e di prezzi della GDO.
L’inflazione cumulata nel periodo è del 37% sia quella generale che quella alimentare mentre la quota di crescita della superficie di vendita alimentare per Super ed Iper è stata rispettivamente dell’85,8% e del 156%.
Sulle dinamiche dei prezzi dell’ortofrutta – tornati al centro dell’attenzione per le gelate di queste settimane – la Giunta ha preso atto delle difficoltà meteo e di quelle legate alla logistica dei trasporti causate dalle nevicate e dalle gelate, ma ha stigmatizzato alcuni aumenti denunciando che le difficoltà non possono diventare alibi per le speculazioni.
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