Decine in piazza Santi Apostoli. Asshotel Confesercenti: “Non ci stiamo più ad essere il bancomat del Comune”
Ha preso il via a piazza dei Santi Apostoli, nel cuore di Roma, la manifestazione degli albergatori contro il paventato aumento della tassa di soggiorno che – a loro dire – creerebbe ulteriori disagi al turismo e all’indotto. I manifestanti espongono messaggi anche in inglese rivolgendosi direttamente ai turisti: “Dear tourist, we are also protesting on your behalf” (“Caro turista, stiamo manifestando anche per te”).
“Ribadiamo il no deciso della categoria. Non vogliamo più essere considerati il bancomat del Comune di Roma perchè questo contributo verrà utilizzato solo per coprire il buco del bilancio. E noi non ci stiamo più” – ha detto Anna Maria Crispino, presidente di Assohotel Confesercenti Roma e provincia durante la manifestazione -. “E’ vero che il contributo nelle altre capitali europee c’è ma in realtà va da 40 centesimi a 1 euro e 50 centesimi al massimo ed è un contributo poi reinvestito nel settore, cosa che non accadrà a Roma”.
Dello stesso parere anche il presidente della Confesercenti di Roma, Valter Giammaria. “Basterebbe portare alla luce tutto il sommerso delle strutture che non fanno pagare la tassa di soggiorno – spiega – per far entrare in cassa quello che si chiede dall’aumento. Se non saranno ascoltate le nostre richieste non escludiamo una serrata delle strutture ricettive della Capitale”.
“Una tassa che sia di scopo, il cui introito sia diviso tra una parte per un fondo rotatorio destinato alle ristrutturazioni alberghiere, una parte ai Comuni e un’altra parte all’Enit, ente che secondo noi serve se si vuole uscire dall’indipendenza regionale” – ha detto il presidente nazionale di Assohotel-Confesercenti, Filippo Donati, che ha parlato di tassa di soggiorno a margine dell’assemblea che, oggi a Bologna, lo ha eletto anche alla guida della sezione emiliano-romagnola dell’associazione di albergatori. Inoltre, secondo Donati “omogeneizzarla potrebbe servire ad eliminare tutta la confusione che c’e’ in questo momento”. In particolare, rimarca Donati “ad un anno dell’entrata in vigore della tassa di soggiorno, si avverte che ci sono grandissimi problemi di incasso legati soprattutto alla burocrazia poi, onestamente, il grosso scoglio e’ economico: la tassa di soggiorno ha impedito agli albergatori di fare quel piccolo aumento che, alla fine dell’anno, avrebbe garantito un minimo di utile, se non il pareggio di bilancio”. Senza considerare che “gli stranieri non capiscono perché a Verona pagano una cifra, a Venezia un’altra e a Vicenza un’altra ancora: sembra proprio una cosa all’italiana- aggiunge Donati – come il vestito di Arlecchino”.