Il nuovo scandalo del latte adulterato, scoperto nell’ambito di una inchiesta nata in Friuli, condotta dai Nas, sta mettendo a nudo un sistema di frodi alimentari che, sebbene circoscritto, sembrerebbe diffuso in molte regioni italiane, con ramificazioni nei diversi stadi della filiera produttiva e della logistica.
Il nuovo allarme alimentare rischia di colpire produzioni e prodotti particolarmente vocati al consumo estivo, con forti ripercussioni sui già deboli livelli di acquisto.
Non è la prima volta che come Fiesa-Confesercenti chiediamo un inasprimento dei controlli nella fase immediatamente a monte e a valle della produzione, con un faro particolarmente attento alla filiera della logistica che precede la fase della distribuzione. E’ evidente che le possibilità di adulterazione e sofisticazioni sono prevalentemente concentrate nella fase a monte della distribuzione: è in quello stadio che precede il confezionamento che i controlli debbono crescere in intensità e in efficacia. Occorre,dunque, un immediato innalzamento dei livelli di controllo degli organi preposti ai livelli che precedono l’immissione al consumo e probabilmente l’istituzione, nell’ambito della lotta e del contrasto alla lotta alle contraffazioni, alle sofisticazioni e adulterazioni, di organismi dedicati incardinati nei Nas.
Il caso friulano – con il coinvolgimento di noti operatori – è solo l’ultimo di quello che sembra un consolidato meccanismo di scambi commerciali legati al latte e al settore caseario più in generale, con agganci e diffusione in tutt’Italia ai diversi passaggi della filiera lattiero casearia e non solo.
Del resto nel solo 2012, secondo alcuni studi, milioni e milioni di chili di prodotti alimentari e di bevande sono stati sequestrati, per un valore che si avvicina ai 500 milioni di euro, per frodi alimentari relative a diverse filiere, da quella delle farine, con pane e pasta, a quello zootecnico alle carni, al latte e derivati, ai vini.
Il caso dei tortellini alla carne di cavallo (invece di quella di manzo) e di quelli precedenti che hanno coinvolto il settore zootecnico, a cominciare dall’emergenza mucca pazza del 2001, seguita dall’allarme sull’influenza aviaria, alla mozzarella blu, al botulino nel mascarpone: sono tutti casi in cui le problematiche relative alla sicurezza alimentare sono insorte nella fase produttiva primaria o della trasformazione e confezionamento industriale.
Dunque occorre inasprire i controlli e sanzionare pesantemente quei malfattori che rischiano di mettere a repentaglio il grande patrimonio agro-alimentare italiano.
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