Impatto negativo durerà tre-cinque anni, giù turismo e servizi. Serve piano per rilanciare economia del territorio.
Gli effetti del sisma che ha colpito le province di Rieti, Ascoli Piceno e Perugia dureranno molto a lungo sull’economia della zona: nell’area ci sarà una riduzione del PIL 2016 del -15%, che arriva a -47% per i tre comuni più colpiti, con il rischio di entrata in povertà per oltre 2mila famiglie.
A stimare il dato è Confesercenti, in occasione del Meeting 2016, a San Martino in Campo (Perugia).
Il terremoto del Centro Italia dell’agosto 2016 ha avuto epicentri nelle province di Rieti, Ascoli Piceno e Perugia con danni molto rilevanti con quasi 300 vittime e 400 feriti, e numerose costruzioni crollate o gravemente lesionate. I danni riguardano ovviamente anche le attività produttive, per le quali in questo dossier viene fornito un quadro dettagliato per i 16 comuni riguardati*, distinguendo le tre realtà di Accumoli, Amatrice e Arquata del Tronto che hanno subito danni molto più gravi.
I 16 comuni del cratere sismico raccolgono quasi 24,5 mila abitanti e oltre 11 mila famiglie. Le attività produttive riguardano oltre 3.600 unità locali di imprese e 4.900 addetti. Nei tre comuni più colpiti risiedono 4.500 persone, 2.200 famiglie e operano 670 unità locali, dando lavoro a 813 persone.
Nell’area del cratere emerge un ruolo rilevante dell’agricoltura (34,3%), ma quasi un altro terzo delle imprese opera nel commercio e nel turismo (29,7%). Quote analoghe si rilevano per i tre comuni più colpiti (l’agricoltura arriva al 38,4%, commercio e turismo 27,8%).
In particolare, si tratta di località la cui economia è particolarmente dipendente dalla spesa turistica (anche e soprattutto per seconde case), che attiva produzione di altri comparti. Nell’area è di rilievo la consistenza di ristoranti (171), bar (112) ed esercizi commerciali con prevalenza di prodotti alimentari e bevande (107).
Volendo arrivare a valutazioni concrete dell’impatto del terremoto sull’economia locale occorre fare riferimento ai dati del prodotto interno lordo, ovvero del valore aggiunto prodotto nei vari settori espresso in termini di pro capite.
L’area del cratere presenta nel 2015 un valore aggiunto per abitante di 15,1 mila euro, inferiore del 37,5% alla media nazionale (24,2 mila euro), dato che scende a 13,9 mila per i tre comuni devastati dal sisma (con un gap rispetto alla media del Paese del 42,5%). Si tratta dunque di territori che partono da una condizione di ritardo rispetto al resto del Paese. Alla luce delle devastazioni portate dal sisma, guardando anche a quanto accaduto in altre esperienze, la spesa turistica subirà un tracollo collegato non solo alle presenze in strutture ricettive, ma anche di proprietari di seconda casa.
L’effetto è stimabile in una riduzione del PIL 2016 del -15% nell’area, che arriva a -47% per i tre comuni più colpiti. Il valore aggiunto per abitante arriverà a 12,8 mila per l’area (allineato all’ultima provincia italiana, il Medio Campidano) e 7,7 mila per i tre comuni (valore caratteristico dei comuni più marginali).
Quali le conseguenze di queste cifre? Dietro il prodotto interno lordo di un’area ci sono imprese, occupati e famiglie che vivono del reddito generato dalle attività. Riduzioni della portata di quelle citate inducono a evidenziare problemi di entrata in povertà per oltre 2.000 famiglie dell’area del cratere sismico, la metà delle quali provenienti dai tre comuni di Accumuli, Amatrice e Arquata del Tronto.
La struttura produttiva dell’area del cratere e le esperienze verificate in altre realtà inducono a individuare tra i settori più esposti (anche in ragione della loro incidenza) l’agricoltura, il commercio, il turismo, ma anche l’immobiliare, l’artigianato e le attività artistiche, di intrattenimento e divertimento, necessarie a un riavvio dell’economia locale verso la normalità. L’edilizia e le attività economiche ad essa collegabili possono invece trovare spazi di sviluppo di attività e professionalità del territorio.
Ma l’aspetto che preme sottolineare è che l’impatto negativo evidenziato si propagherà probabilmente per un tempo di almeno 3-5 anni, con il rischio di indebolire ancor più il sistema economico locale. Occorre dunque predisporre un piano di progressiva ripresa delle attività economiche – con il supporto del mondo associativo – considerato un arco temporale di 3-5 anni. Come si è detto, in questo periodo si avrà un quasi totale azzeramento del settore del turismo ed una forte contrazione dei servizi (ad es. quelli di intermediazione immobiliare), mentre si assisterà a una crescita delle attività legate al settore edile che, però, a parte un possibile utilizzo della manodopera locale, con molta probabilità riguarderà imprese non coinvolte dagli eventi sismici.