E’ all’insegna della messa a sistema a scopi turistici delle piccole eccellenze presenti sul territorio montano l’edizione numero 19 della Bitm
È all’insegna della messa a sistema a scopi turistici delle piccole eccellenze presenti sul territorio montano l’edizione numero 19 della «Bitm – Le Giornate del Turismo Montano», in programma a Trento e Rovereto da oggi 25 settembre a venerdi 28. Tema di quest’anno “I Tesori della Montagna”. Un’edizione interamente dedicata alla ricerca delle specificità di un territorio turistico che vuole diventare sempre più competitivo a livello internazionale.
Nella mattinata (Castello del Buonconsiglio dalle 9.30 alle 13.00) l’inaugurazione di Bitm ha visto la partecipazione di numerosi ospiti tra cui Laura dal Prà, direttrice dell’ente Museo Castello del Buoncinsiglio; Michele Dallapiccola, assessore provinciale al Turismo; Roberto Stanchina, assessore al commercio e al turismo del Comune di Trento, Gianni Bort, presidente della camera Commercio di Trento. Nei suoi saluti, il presidente di Confesercenti del Trentino, Renato Villotti ha messo in evidenza “il metodo collaborativo”. “E’ necessario darsi degli obiettivi comuni e portarli avanti nel dialogo e nel confronto. Da tempo Confesercenti lavora e sollecita per questo tipo di visione. Le amministrazioni non possono non coinvolgere nelle loro decisioni le associazioni di categoria”. «Tutto il nostro sistema economico può ricavare interessanti opportunità dalla promozione delle nicchie turistiche e dalla conseguente moltiplicazione dell’offerta turistica – ha rilevato Giovanni Bort, Presidente della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Trento – proprio dalla complessità è possibile recuperare un ordine che dia conto in modo autentico delle peculiarità del nostro territorio».
Poi si è entrato nel vivo del ragionamento con il primo convegno della giornata: Il valore della «nicchia»: esperienze e pratiche del turismo di qualità. Tra i relatori: Linda Osti, professore presso l’Università di Bolzano, Federica Corrado, Presidente di CIPRA Italia, Marcella Morandini, Direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco. Assieme ai rappresentanti delle categorie economiche e della pubblica amministrazione è stato avviato un ragionamento su come si possono valorizzare le eccellenze della proposta turistica, in un’ottica della crescita competitiva dei territori montani.
Marcella Morandini si è soffermata in particolare sulla rete che gestisce quell’unico bene, Patrimonio dell’Umanità, che sono le Dolomiti UNESCO. «La Fondazione – ha specificato – è uno strumento a disposizione dei territori per gestire il bene Dolomiti in maniera coordinata e congiunta. Il suo funzionamento si basa sull’idea della gestione a rete, sul principio che la cooperazione sia da preferire alla chiusura in compartimenti territoriali in competizione tra loro. Il sito Dolomiti UNESCO è, probabilmente, uno dei più complessi al mondo per quanto riguarda la gestione. Un bene seriale, composto da nove Sistemi ed esteso su 142mila ettari in cinque province e tre regioni. E’ quindi indispensabile sviluppare e coordinare molteplici iniziative e attività, preoccupandosi di rendere replicabili su tutti i territori che fanno parte delle Dolomiti UNESCO progetti e buone pratiche mirate alla comunicazione, valorizzazione e gestione del Patrimonio Mondiale”. Insomma l’obiettivo è fare in modo che le comunità delle Dolomiti siano sempre più consapevoli dell’eccezionale valore delle Dolomiti, patrimonio comune “rispetto al quale tutti, residenti e visitatori, condividono la responsabilità della conservazione e dello sviluppo sostenibile”. Morandini ha poi ricordato alcuni dei progetti e delle iniziative che la Fondazione sta portando avanti da Dolomiti Google Street View, progetto che permette di ammirare le Dolomiti online, da New York o da Calcutta, attraverso Street View di Google Maps a Lonely Planet Dolomiti, guida fruibile e pratica di percorsi e itinerari. E ancora, il progetto ‘Rifugi delle Dolomiti UNESCO’ che permette ad alpinisti, escursionisti ed amanti della montagna di prendere coscienza del fatto di trovarsi all’interno dell’area cuore delle Dolomiti UNESCO; come pure ‘Dolomiti. Montagne – Uomini – Storie’ il reportage di Piero Badaloni, 6 puntate che hanno raggiunto complessivamente oltre 2 milioni di persone. “Numerosi sono i corsi formativi coordinati dalla Rete della Formazione e della Ricerca Scientifica della Fondazione. Primo fra tutti, il Master UNESCO in Gestione dei Bani Naturali, giunto quest’anno alla sesta edizione”.
Linda Osti, docente di economia della Libera Università di Bolzano ha puntualizzato che «analogamente alle destinazioni rurali, le destinazioni montante, oltre ad offrire attività di svago come sport invernali ed estivi, attraggono flussi turistici poiché rappresentano luoghi di fuga dall’ambiente urbano, aree di decompressione in cui godere della bellezza del paesaggio e rilassarsi». Tanti quindi sono i tesori che si nascondono nelle destinazioni di montagna in grado di attrarre turisti alla ricerca di momenti di rivitalizzazione dallo stress della vita quotidiana. “Comprenderne il valore e avvalersene in modo corretto nella creazione di un’offerta turistica sostenibile può portare a vantaggi competitivi per destinazioni che si contrappongono alle aree urbane”. In evidenza e un “vantaggio competitivo da sfruttare” è pure il paesaggio del cielo di notte. “Alla crescente consapevolezza dell’inquinamento di aria, acqua e suolo nella promozione di un turismo sostenibile, si deve attribuire maggiore attenzione all’inquinamento luminoso. Promuovere cieli bui di notte porta alla riscoperta di una cultura che si sta perdendo nel tempo, tempo un vantaggio competitivo per destinazioni montane e rurali che possono offrire il cielo notturno e l’osservazione dei cieli stellati in un pacchetto di attrazioni turistiche in contrapposizione allo stress della vita urbana. Insomma va promosso quello che in inglese viene chiamato “skyscape”, il paesaggio del cielo di notte.
Infine, Federica Corrado, docente del Politecnico di Torino, Dipartimento DIST e Presidente di CIPRA Italia ha rilevato come “c’è bisogno di fare ed essere comunità non chiuse dentro inutili localismi ma aperte alla costruzione di reti”. In quest’ottica l’analisi di possibili sviluppi futuro del turismo su territorio alpino. “Il quadro che abbiamo di fronte oggi è sicuramente molto complesso e caratterizzato da fattori molto diversi – ha spiegato Corrado – il ritorno del bosco, una imprevedibile ripresa della pastorizia transumante, la rinascita di qualche presidio agricolo ben integrato e multifunzionale, ma anche l’aumento dei comprensori delle aree sciabili (anche se in controtendenza con i dati del turismo invernale legato alla pratica dello sci alpino), il continuo sostegno finanziario a stazioni total sky oppure a località penalizzate dal cambiamento climatico che richiede quote sempre più elevate per godere di piste di neve fresca”. La presidente Cipra ha definito quindi il territorio alpino “un patchwork” di situazioni territoriali più che un territorio connesso nelle sue parti. “E, tenendo presente la diversità dei territori, va però messa in campo una riflessione: il turismo non è pensabile come “ingrediente” unico dello sviluppo. La vocazione turistica è qualcosa che oggi va sicuramente costruita o ri-costruita, in relazione allo stato dell’arte dei territori, pensando a un’offerta che non si focalizza su inverno o estate ma diventi sempre più un’offerta esperienziale di conoscenza e di rapporto con il territorio. Non a caso in questo passaggio i territori marginali sono avvantaggiati nel comporre ex novo un percorso di questo tipo. La sfida vera, in questo caso, è per le grandi stazioni turistiche. Non è pensabile continuare a seguire il flusso turistico del momento (prima i russi, ora i cinesi, etc.) senza una revisione interna al territorio che passa anche attraverso la costruzione di nuove immagini. Ma non possiamo pensare che la trasformazione dei masi, delle baite, delle borgate in strutture disneyane con destinazione ricettiva siano “la” soluzione. C’è bisogno di un percorso integrato che tenga insieme piccoli e grandi circuiti economici in maniera equilibrata”.
Il pomeriggio è proseguito con il secondo convegno della giornata: Il valore dei territori: l’esperienza degli Ecomusei del Trentino, dove si è indagato sul valore dei territori attraverso l’esperienza quasi ventennale degli otto Ecomusei del Trentino. Tra gli ospiti intervenuti al dibattito Lucia Borgonzoni, sottosegretario di Stato al ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Borgonzoni si è resa disponibile ad accogliere le richieste del comparto turistico trentino anche in considerazione delle eccellenze e della qualità turistica del territorio.
“Il prossimo anno – ha poi anticipato la sottosegretario – verrà riconosciuto quale patrimonio dall’Unesco anche l’alpinismo”
Ad Adriana Stefani, coordinatrice del progetto della Rete degli Ecomusei del Trentino il compito di fare una sintesi sulle tante peculiarità che caratterizzano gli Ecomusei.
«Gli ecomusei – ha detto Stefani – operano attraverso progetti mirati alla conservazione, restauro e valorizzazione di ambienti di vita tradizionali, di beni appartenenti al patrimonio storico, artistico e popolare, predispongono sul proprio territorio percorsi tematici che mettono i visitatori in relazione con la natura, le tradizioni e la storia locale». Ricordate le peculiarità di ciascun ecomuseo – l’Ecomuseo del Vanoi, l’Ecomuseo della Val di Peio “Piccolo mondo alpino”, l’Ecomuseo della Judicaria “Dalle Dolomiti al Garda”, l’Ecomuseo Argentario, l’Ecomuseo del Lagorai “Nell’antica giurisdizione di Castellalto”, l l’Ecomuseo del Tesino “Terra di Viaggiatori”, l’Ecomuseo della Valsugana, l’Ecomuseo della Valle dei Laghi, e il neo istituito (il 30 agosto 2018) Ecomuseo della Val Meledrio, situato nella parte meridionale della Val di Sole – e ricordano che è nel 2011 che ha preso vita la Rete degli Ecomusei del Trentino, Stefani si è soffermata sulla loro finalità. “Gli ecomusei realizzano attività di ricerca scientifica e didattico-educative tramite il coinvolgimento diretto della popolazione, delle associazioni e delle istituzioni. L’istituzione degli Ecomusei in Trentino è stata una risposta a al pericolo di abbandono che incombe su intere vallate. I comuni che hanno attivato un progetto ecomuseale sul loro territorio hanno cosi inteso preservare la propria identità avviando percorsi di sviluppo sostenibile in grado di offrire nuove opportunità occupazionali ed economiche per i propri concittadini, valorizzando il patrimonio culturale-storico e ambientale locale”. Il futuro? Per Stefani incentivare lo strumento “Ecomuseo”, quale elemento unificatore e di riferimento per un determinato contesto sociale, rafforzare l’aspetto della sua mission che lo distingue dagli altri soggetti attivi sul territorio risiede nella volontà fondante di mantenere vivo il dialogo con le comunità di riferimento (amministrazioni, enti, operatori pubblici e privati) per ripensare e progettare un futuro condiviso in un continuum metodologico.
GLI APPUNTAMENTI DI DOMANI, MERCOLEDÌ 26 SETTEMBRE
Si proseguirà con altri due convegni
CAMMINI PER VIANDANTI E PELLEGRINI: L’OPPORTUNITÀ DEL TURISMO DEL SILENZIO IN TRENTINO (9.30 – 13 Palazzo Geremia, via Belenzani Trento). Una nuova tematica turistica, un patrimonio a tutti gli effetti, che ben si integra con i prodotti regionali d’eccellenza. Tra i relatori, il filosofo Marcello Farina, lo scrittore Fiorenzo Degasperi e il giornalista Franco De Battaglia.
IL TURISMO ARCHITETTONICO: UNA PROSPETTIVA PER IL TRENTINO? (14.30 – 18.30 Sala Conferenze MUSE). Altra nuova opportunità, in Trentino non ancora sufficientemente sviluppata. Appuntamento evento organizzato in collaborazione dall’Ordine degli Architetti di Trento.
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