Lo ha ribadito il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in un’intervista a QN
“Veniamo non da mesi ma da un decennio che ha regolarmente visto l’Italia, la terza economia dell’Eurozona, crescere 1 punto percentuale di Pil meno della media dei partner della moneta unica.L’obiettivo di questo Governo, e mio personale, è quello di eliminare questo divario rilanciando la crescita nel segno della stabilità sociale, che è importante quanto la stabilità finanziaria”.
A indicarlo il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, in un’intervista a QN. “Ora siamo nel mezzo di una fase di rallentamento dell’economia europea e l’Italia, come la Germania, ha sofferto di un periodo di incertezza del commercio internazionale che si è riflesso sulle aspettative delle imprese e sui loro investimenti. ma quale timido segnale positivo si intravede”, dice Tria.
Sull’ipotesi di sforamento dei parametri di deficit e debito, “siamo in campagna elettorale e in questi casi, più o meno ovunque, si tende a parlare in libertà più di quanto si dovrebbe. Però contano i fatti. E i fatti sono – sottolinea Tria – che il Governo ha approvato all’unanimità il Def che ha incassato anche il placet del Parlamento. E nel Def è scritta nero su bianco la volontà dell’Italia di rispettare gli impegni presi sul contenimento di deficit e debito. Vale questo. E alla fine lo spread non potrà non tenerne conto”.
“Non è facile, lo ammetto, far quadrare l’equazione ma ci riusciremo come già nell’ autunno scorso, quando quasi nessuno ci credeva”, assicura ancora Tria. “Certo, bisognerà fare delle scelte, scelte politiche – afferma il titolare del Mef – prima che economiche, perché non si può immaginare di poter rispettare gli impegni presi su deficit e debito e al tempo stesso abbassare le tasse e aumentare le spese”. “La scelta tra più spesa o meno tasse è una tipica scelta politica di fondo – prosegue Tria – come lo è la scelta tra spesa corrente e spesa per investimenti, che significa tra più consumi oggi o maggiore crescita e quindi più consumi domani. D’altra parte se si provoca una crisi finanziaria non ci sono neppure più consumi oggi”.
“Il nostro spread – afferma Tria – è oggettivamente eccessivo rispetto sia a quello di altri Paesi dell’euro sia rispetto ai fondamentali sottostanti dell’economia italiana. Detto questo, i suoi movimenti sono determinati dalla fiducia: nelle prospettive del Paese, nella credibilità della sua classe politica, nella stabilità delle sue scelte di politica economica. Noi dobbiamo lavorare per recuperare quella fiducia. A tutti i livelli”.