Turismo organizzato, il lockdown delle aziende di fatto non si è mai concluso. Senza interventi tempestivi rischio chiusure

Valle Templi

 

 

Settore praticamente fermo

Il “lockdown” delle aziende del Turismo Organizzato non si è mai concluso, così le Associazioni rappresentative del Turismo Organizzato AIDIT Federturismo Confindustria, ASTOI Confindustria Viaggi, ASSOVIAGGI Confesercenti, FIAVET e FTO Confcommercio sono tornate a chiedere al Governo interventi urgenti per salvare 13.000 aziende del Settore, 20 miliardi di fatturato e gli 80.000 posti di lavoro collegati.

Sebbene le nostre imprese non siano state destinatarie di specifiche misure di limitazione degli orari di apertura al pubblico (fatta ovvia eccezione per il “lockdown” generalizzato della scorsa primavera), tutti i segmenti che compongono il comparto (l’incoming, l’outgoing, i viaggi d’affari, il turismo invernale, l’organizzazione di eventi e il turismo scolastico) sono stati travolti fin dallo scorso mese di febbraio dalle misure restrittive per il contrasto della diffusione del Covid-19 e più recentemente, per quel poco che era ancora attivo, dal DPCM del 24 ottobre e del 3 novembre scorso, insieme alla decisione del 26 ottobre u.s. della Farnesina di sconsigliare anche i viaggi in Europa.

Il “lockdown” è nei fatti: non c’è la domanda e non ci sono prodotti da offrire. Questa situazione purtroppo non terminerà prima della fine dell’emergenza pandemica e le imprese del comparto sono, di fatto, a fatturato zero.

L’attenzione dimostrata dal Governo nei confronti del Settore – anche con il recente incremento delle somme destinate al fondo perduto per agenzie di viaggi e tour operator – è un fatto di grande importanza; consentirà alle imprese di ottenere un parziale ristoro delle ingenti perdite patite da marzo a luglio di questo terribile anno. Questo sforzo non è tuttavia sufficiente ad evitare il collasso di un settore strategico per il turismo del nostro Paese.

E’ infatti necessario:

– provvedere ad un rifinanziamento del fondo perduto per assicurare alle imprese un parziale ristoro delle perdite registrate anche per il periodo agosto – dicembre 2020;

– ottenere dall’UE l’autorizzazione allo sforamento del “Temporary Framework” per consentire anche alle aziende del Settore di maggiori dimensioni di avere accesso a forme di sostegno senza incorrere nel c.d. “aiuto di stato”;

– includere le agenzie di viaggi e i tour operator tra i beneficiari delle misure in materia di tax credit affitti, sospensione del versamento dei contributi previdenziali, seconda rata IMU previste nel Decreto Legge 28 ottobre 2020, n.137 e in eventuali ulteriori provvedimenti di ristoro delle imprese a fronte di nuove misure restrittive;

– incrementare il fondo di soli 5 milioni di euro istituito per l’indennizzo dei consumatori titolari di voucher non utilizzati alla scadenza di validità  e non  rimborsati a causa dell’insolvenza o   del fallimento degli operatori turistici (quindi agenzie di viaggio, tour operator , alberghi, etc) o dei  vettori (art. 88-bis comma 12-ter del DL 18/2020). Si consideri che, secondo una stima approssimativa, i voucher emessi dal comparto del turismo organizzato e da quello alberghiero, senza considerare i vettori, ammontano almeno a 500 milioni di euro. Solo a titolo esemplificativo, la Germania, a copertura dei voucher non fruiti per insolvenza o fallimento dei soli tour operator, ha stanziato una garanzia pubblica di 840 milioni. Tale misura si rivela indispensabile anche in considerazione del fatto che i Fondi privati, istituiti ex art. 47 del Codice del Turismo, come noto, non sono stati pensati o previsti dal Legislatore Comunitario o da quello nazionale per sopportare eventuali crisi finanziarie determinate da situazioni straordinarie di blocco dell’ordinaria attività di impresa, come ad esempio l’emergenza da Covid19.

–  estendere gli ammortizzatori sociali a favore dei lavoratori del settore fino almeno al mese di giugno 2021.

AIDIT, ASTOI, ASSOVIAGGI, FIAVET e FTO ricordano che in assenza di interventi concreti e tempestivi a sostegno del comparto il rischio è di consegnare le leve strategiche della gestione e dell’indirizzamento dei flussi turistici da e per il nostro Paese nelle mani di pochi grandi operatori stranieri, perdendone definitivamente ogni controllo.

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