Vendite, a settembre segnali incoraggianti

Inversione di tendenza delle piccole superfici, ma le imprese sotto i 5 addetti continuano a soffrire

I dati Istat sulle vendite a settembre lanciano un segnale incoraggiante, che fa sperare finalmente in un Natale di vera ripresa dei consumi. Ma prima di poter esprimere valutazioni definitive è necessario attendere un consolidamento: di recente già in altre occasioni si sono registrate variazioni positive che alla prova dei fatti si sono rivelate effimere.

Così Confesercenti in una nota.

In questo contesto, va però certamente sottolineata la dinamica positiva su base mensile delle piccole superfici. Un’inversione di tendenza inattesa e benvenuta, anche se non basta a portare l’anno in attivo. Le vendite tra gennaio e settembre restano infatti abbondantemente in campo negativo: -0,6% in valore e, stimiamo, -1,2% in volume. Come sempre, il vero traino è costituito dalla grande distribuzione che mette a segno una forte variazione delle sue vendite (+5,6% rispetto allo scorso anno), anche se per i primi nove mesi stimiamo che la crescita in volume si sia fermata all’1,1%. Una performance comunque più solida di quella delle piccole imprese, per le quali la strada appare ancora tutta in salita.

Il gap tra grandi e piccoli del commercio è infatti evidente se si passa all’analisi delle imprese per classe d’addetti. Nonostante il contesto generale di ripartenza, i negozi con cinque lavoratori o meno continuano a soffrire, con vendite in calo sia sul mese (-0,8%) sia sull’anno (-2,4%). Un effetto evidente della deregulation dei giorni e degli orari apertura, che ha creato un regime di vendite h24 che premia sistematicamente le imprese più strutturate. Ed è invece impossibile da sostenere per i piccoli, che non dispongono di un’adeguata forza lavoro. Si tratta in prevalenza di esercizi commerciali di vicinato, elementi fondamentali per l’attrattività e la qualità della vita delle nostre città, che appaiono ancora lontani dalla ripresa. Piccoli e piccolissimi imprenditori che hanno pagato il prezzo più alto della crisi, e che in questa fase vanno sostenuti. È fondamentale, in particolare, estendere a loro misura i benefici di Impresa 4.0, per rilanciare e modernizzare la rete del commercio di prossimità. Ma servono anche misure specifiche, dall’introduzione della cedolare secca per i locali commerciali all’alleggerimento di fisco e tariffe sulle imprese di minori dimensioni. Senza interventi mirati la desertificazione dei centri urbani è destinata a proseguire: dal 2007 ad oggi sono già sparite oltre 100mila imprese del commercio, un’emorragia che dobbiamo fermare.

 

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