Il leader di Confesercenti e portavoce di Rete Imprese intervistato dall’Unità: “Aspettiamo una ripresa che ancora non si vede. Lavoro, la legge Fornero va cambiata”
“Le promesse di Saccomanni sono le stesse di quasi tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Sono sempre in attesa di una ripresa che ancora non si vede. Serve cambiare registro: per far calare una pressione fiscale tra le più alte al mondo serve la volontà politica di tagliare spese e sprechi mentre sul lavoro è evidente che serve una riforma della riforma Fornero». Ritornato al ruolo di presidente -portavoce del rassemblement delle piccole imprese dopo un anno e mezzo perla rotazione semestrale delle quattro organizzazioni (Casartigiani, Confartigianato, Confcommercio e poi proprio la sua Confesercenti) Marco Venturi è sempre più disincantato.
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Venturi, in tanti parlano di malumori e diffidenze all’ interno di Rete Imprese.
“Sono esagerazioni. Il mio mandato per questo semestre è quello di rilanciare il ruolo di Rete Imprese nei rapporti con istituzioni e partiti. Stiamo ragionando con le altre tre organizzazioni su nuove regole per rafforzare la struttura”.
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Anche quella di abolire il ruolo del presidente -portavoce a rotazione?
“Non posso anticipare niente finché non avremo approvato le modifiche”.
Veniamo all’ attualità. Il ministro Saccomanni, legge di Stabilità alla mano, conferma 9 miliardi di tagli di tasse nel prossimo triennio. Ci credete?
“In realtà nella legge di Stabilità si prevedono più tasse per 98 miliardi da qui al 2018. Quello della pressione fiscale è uno dei problemi che poniamo da sempre, purtroppo con scarso successo. Non è solo un atteggiamento egoistico delle piccole imprese che vorrebbero più soldi, è che semplicemente abbia mo una delle pressioni fiscali più alte del mondo. E che colpisce non solo le imprese, ma anche lavoratori e famiglie, deprimendo i consumi. Abbiamo fattola battaglia, poi persa, sull’ aumento dell’ Iva al 22% proprio per questo. Un aumento che continuiamo a considerare un errore grave del governo”.
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Il vostro giudizio sulla legge di Stabilità non è stato positivo. Siete in buona e larga compagnia…
“Ancora una volta non si sono affrontati i nodi. Si aspetta la ripresa, come hanno fatto più o meno tutti i governi degli ultimi anni. Una ripresa che continua a non arrivare mentre le piccole imprese continuano a chiudere: ben 270mila nell’ ultimo decennio, una vera ecatombe. La domanda che pongo io è questa: è un problema solo nostro? Lo dobbiamo affrontare da soli? Allora il problema non è quello di promettere tagli di tasse…”
Qual è allora invece il problema? “Il problema è cambiare registro. Agire di più sulla spesa pubblica, a partire dalla sanità, razionalizzare la struttura dello Stato”.
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Per questo è arrivato dal Fondo monetario internazionale Carlo Cottarelli. Non pensa che venendo da fuori potrà finalmente imporre il cambio di registro necessario?
“Non lo conosco personalmente. Non so se sia un vantaggio, spero che ascolti noi parti sociali, che propostene abbiamo molte, e non lavori nel chiuso di un ufficio. Il problema comunque non è Cottarelli: lui presenterà un progetto. Il problema è che governo e Parlamento dovranno avere la volontà politica di portarlo avanti con coerenza e convinzione e di usare tutte le risorse risparmiate per l’ abbattimento della pressione fiscale”.
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Passiamo a parlare di lavoro e ammortizzatori sociali. L’ anno è partito con il flop dei fondi di solidarietà: per la riforma Fornero dovevano sostituire la cassa inderoga e invece voi parti sociali non avete trovato gli accordi per lanciarli.
“Non vorrei tornare a quella trattativa che feci io personalmente. Mi limito solo a ricordare che mi sembrò assurda per come venne portata avanti: facevamo proposte, Fornero ci diceva di sì e poi scoprivamo che nei testi non c’ erano. Certo, c’ è il flop dei fondi di solidarietà, ma la verità è sotto gli occhi di tutti: serve una riforma della riforma Fornero. Non solo sotto il punto di vista degli ammortizzatori sociali per i lavoratori delle piccole imprese, senza gravare sulla fiscalità generale, come invece avviene per la cassa in deroga, ma anche per quelli che chiamiamo esodati autonomi, quelli che non riescono ad andare in pensione dopo la chiusura delle loro imprese“.
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E chi la dovrebbe fare la riforma? Giovannini o Renzi?
“Beh, noi ci incontreremo con Giovannini, il ministro è lui e aspettiamo le sue proposte”.
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Ma Renzi fra poco lancerà il suo Jobs Act e già parla di contratto unico. Come lo giudicate?
“Lo valuteremo. È indubbio che dobbiamo introdurre elementi di flessibilità e la specificità delle piccole imprese sta nel rapporto diretto fra imprenditore e lavoratore -collaboratore. Nessuna riforma finora ne ha tenuto conto. Vedremo se lo farà Renzi”.
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I rapporti con le altre parti sociali sono buoni.Voi però, a differenza di Confindustria, non avete ancora sottoscritto l’ accordo sulla rappresentanza.
“Sì, i rapporti sono molto buoni e migliori rispetto a un anno e mezzo fa. Anche l’ accordo sulla rappresentanza sarà uno dei punti del mio mandato”.