Ora distinguere tra e-commerce e produzione di contenuti
Federpubblicità accoglie con favore la decisione di mantenere il limite di ricavo per l’applicazione della Digital Service Tax (Web Tax) in Italia, fondamentale per garantire un contributo equo delle imprese digitali al sistema fiscale del Paese.
“Avevamo chiesto con forza che il limite di ricavo fosse mantenuto, e siamo lieti di essere stati ascoltati. Se l’obiettivo della Web Tax è garantire che le imprese del settore digitale contribuiscano in modo equo al sistema fiscale del paese in cui operano, evitando distorsioni competitive, il limite di ricavo è infatti imprescindibile”, sottolinea il presidente degli operatori pubblicitari della Confesercenti, Claudio Varetto.
“La Web Tax si applica a tutti i servizi digitali e alla pubblicità online, ed è rivolta principalmente ai grandi player con sede all’estero (OTP), che già detengono da soli la maggior parte del mercato pubblicitario digitale in Italia: proprio per questo si applica sul fatturato e non sull’utile, che viene tassato nella sede fiscale dove risiede l’azienda, quasi sempre fuori dall’Italia. Senza un limite di fatturato sotto il quale non applicarla, però, si rischia di colpire le piccole imprese e le partite IVA, già gravate da altre imposte, rendendo loro ancora più difficile competere in un mercato dominato dai giganti. Ora, però, torniamo a chiedere una chiara distinzione tra e-commerce e attività di produzione dei contenuti per la rete e i social. Un’anomalia tutta italiana, in totale difformità rispetto alla formulazione della norma europea”.